IL TEMPO (A. AUSTINI) – Ancora loro. I maledetti arbitri della Uefa che devono avere qualche conto aperto con la Roma o l’Italia. Una vergogna in diretta mondiale quella che va in scena al Do Dragao, a Parigi è finita con la clamorosa eliminazione del Psg, si gioca solo a Porto dei supplementari che diventano drammatici. Il bello del calcio, rovinato dal brutto: la decisione di una persona, anzi ormai un gruppo di arbitri divisi tra campo e video, che decidono di utilizzare a senso unico la Var appena introdotta dalla Uefa. Succede tutto nel secondo tempo supplementare, quando l’impressione netta è che gli uomini di Sergio Coinceçao abbiano consumato interamente le batterie dopo aver giocato, va detto, una grande partita, mentre la Roma timidissima per oltre 90 minuti aveva la forza di attaccare negli spazi aperti.
Dzeko però fallisce due occasioni clamorose per volare tra le prime otto d’Europa, strozza l’urlo in gola dei tifosi giallorossi e a quel punto inizia un’altra storia. Brutta, bruttissima, un’ingiustizia che fa rabbia. Gli arbitri della Uefa, ancora loro, il turco Cakir e il polacco Marciniak confezionano il furto ai danni della Roma. Di questo si tratta se la poniamo su un senso di equità, perché ci può anche stare di assegnare il rigore al Porto per l’ingenua trattenuta di Florenzi su Fernando, fallo che l’arbitro di campo e nessuno allo stadio aveva visto, ma individuato dall’addetto al Var Marciniak che ha prontamente segnalato il fallo a Cakir. Una volta che il turco è andato a vedere il video era chiaro che sarebbe arrivata la massima punizione per i portoghesi, col penalty trasformato dall’ex interista Alex Telles. Sembrava la fine beffarda di una battaglia, una mazzata fin troppo dura per la Roma che doveva comunque mangiarsi le mani l’ennesima volta per i regali concessi agli avversari dai dai suoi giocatori (a conti fatti due errori di Manolas e Karsdorp più il fallo di Florenzi hanno portato ai gol del Porto), ma ancora loro, i maledetti arbitri della Uefa, hanno voluto completare l’opera con una decisione che smaschera anche in Champions League tutti i limiti della Var.
Calcio d’angolo per la Roma, Schick rincorre il pallone ribattuto uscendo dall’area ma viene sgambettato da Marega prima di varcare la linea. Cakir, figuriamoci, fa correre ma una volta che il pallone e nella meta campo opposta si ferma ad ascoltare Marciniak in cuffia. E dopo un conciliabolo che fa tremare il Do Dragao, decide stavolta di non andare al video. Perché? Come si fa in un supplementare di un ottavo di Champions League, che valeva 15 milioni di euro, usare due pesi e due misure. La Roma è furiosa, distrutta, a pezzi. Aveva già tanti problemi e altri tre infortunati da gestire, più un allenatore ormai spacciato, e deve assorbire anche quest’altro schiaffo dalla Uefa. Come se non bastasse tutto quello già subito l’anno scorso nella doppia semifinale con il Liverpool, oppure a Barcellona. O ancora prima in tante altre serate e-ropee rovinate dai maledetti arbitri della Uefa. Cakir e Marciniak non evocavano già felici ricordi, ora sono di diritto dentro la collezione di “esecutori” della Roma. Che come farà a rialzarsi da questa botta, non si sa.