IL MESSAGGERO (S. CARINA) – E ora si va allo scontro frontale. La Corte di Giustizia Federale ha respinto il ricorso presentato da Juve, Milan, Inter, Roma e Napoli tendente ad ottenere la sospensione dell’esecuzione e l’annullamento della delibera presa a maggioranza dalle altre 15 società di Serie A, che aveva fissato a metà aprile i parametri di individuazione dei bacini di utenza assegnandone la ricerca a tre istituti demoscopici (Doxa, Crespi e Sport und Markt). Non si è fatta attendere la replica dell’ad del Milan, Galliani: «È solo la prima tappa di una lunga vicenda; impugneremo questa decisione che è sbagliata». Le 5 big sono pronte a far ricorso all’Alta Corte di Giustizia presso il Coni. E, se necessario, hanno già fatto trapelare come vogliano far valere le proprie ragioni davanti al Tar prima e al Consiglio di Stato poi. Il presidente della Lazio, Lotito – rappresentante di spicco dei 15 club di serie A – accetta la sfida: «Facessero quello che vogliono, noi ci difenderemo dovunque. Intanto però adesso bisogna andare avanti e dare esecuzione alla delibera e permettere agli istituti di fare i rilevamenti. La Lega ha agito in totale legalità effettuando un’assemblea con una votazione democratica, senza violazione di norme. Non si capisce come queste società possano sostenere o ipotizzare di aver subito un danno economico se ancora non sono stati presentati i risultati delle ricerche effettuate dagli istituti demoscopici».
Ma qual’è il motivo del contendere? Semplice, in ballo ci sono 200 milioni di euro che corrispondono al 25 % della torta derivante dalla vendita collettiva dei diritti tv 2010-11. Tutto ruota su un passaggio della Legge Melandri che quando parla di «sostenitore», si riferisce a colui il quale parteggia per una sola squadra. Secondo questa logica la geografia del tifo vedrebbe premiate solo le big, assegnando ad esempio alla Juventus 50 milioni del totale. Secondo le 15 medio-piccole, invece, i criteri per i rilevamenti demoscopici debbono basarsi partendo da una distinzione fra «tifosi», «appassionati», «simpatizzanti», tra coloro che vanno allo stadio e non. E’ chiaro che in questa maniera la platea verrebbe diluita di molto e le differenze si assottiglierebbero. Secondo alcuni studi, infatti, questa visione farebbe perdere almeno una decina di milioni a testa a Inter, Milan e Juve a discapito di club come Lazio, Sampdoria, Palermo e Roma. Curioso, quindi, che Rosella Sensi abbia votato contro.
Ora i club si ritroveranno nuovamente seduti intorno allo stesso tavolo il 16 maggio anche se visto il livello al quale è arrivato lo scontro, rimane difficile ipotizzare passi in avanti in tempi brevi.