La Lazio non ha sconfitto la Roma, la Lazio s’è abbattuta sulla Roma. Ha segnato tre gol, poteva metterne dentro cinque o sei. Come riporta la Gazzetta dello Sport, ha fatto quello che ha voluto, giocando per 90’ un derby allo stesso modo, a «suo» modo, senza che dall’altra parte si manifestasse un segnale di vita, un tentativo di contromossa, il flebile rumore di una reazione. Zero.
Appena la rivale è di prima fascia le cose cambiano, le gambe tremano, le idee si fanno confuse. Simone Inzaghi ha dominato il confronto tecnico con Fonseca. Un abisso. D’accordo che il rischio è dare un giudizio universale dopo ogni partita, ma per la Roma non siamo più al fatidico terzo indizio che fa una prova. Siamo alla certificazione ministeriale che qualcosa non va. I primi due gol sono arrivati sull’assalto di Lazzari in versione Ufo, conclusi da Immobile e Luis Alberto. Con Ibanez nel panico e trapassato due volte, Smalling a guardare come le stelle e gli altri lontani. Sulla seconda rete, per la verità, le telecamere dopo il 90’ «trovano» un mani, ma cambia poco. Non c’è mai stata partita.
E mentre Inzaghi dopo il 2-0 si permetteva il lusso di cambiare, normalizzando la posizione dei suoi in un più canonico 3-5-2, attenti e chiusi, per poi ripartire in contropiede velocissimi, Fonseca continuava con gli stessi, logori, principi. Non c’era un giallorosso da sufficienza, da Smalling a Veretout, da Spinazzola a Mkhitaryan stesso, tutti molli, arresi, senza idee, e non si capisce se siano stati i singoli a deprimere il collettivo o viceversa. Il primo tiro in porta della Roma arriverà solo all’85’ con Edin Dzeko. In classifica, la Lazio ha ancora 3 punti in meno. Alla Roma serve una reazione e una svolta.