FOCUS CGR – Un 2018 particolare per Edin Dzeko, vissuto realmente sulle montagne russe: dal possibile addio a gennaio scorso, alla finale di Champions sfiorata, per arrivare ad alcune abuliche prestazioni in campionato, alternate a splendide serate europee. I numeri del bosniaco in questo senso raccontano un andamento assolutamente particolare, che non mettono in discussione il valore assoluto di un centravanti entrato di recente nella “Top10” dei marcatori della storia romanista (attualmente nono a poche lunghezze da Marco Delvecchio).
Nell’anno solare 2018, Dzeko ha realizzato 20 gol totali, 10 in Champions, 10 in Serie A, con una differenza clamorosa in termine di media-gol/partite giocate tra campionato e coppa. Le 10 segnature nella massima competizione europea sono arrivate in 9 partite, dunque 1,1 come media a gara; al contrario in campionato Dzeko ha realizzato 10 reti in 28 match, dunque una media di 0,35 (al di sotto della sua media assoluta 0,52 con la maglia romanista).
“Serve maggiore continuità e qualità in campo, prima di tutto da parte mia”, così in sintesi il bosniaco al termine del match contro il CSKA, dopo aver realizzato la seconda doppietta in Champions con la maglia giallorossa, dopo quella straordinaria messa a segno a Stamford Bridge lo scorso anno. Una continuità, più mentale o fisica? Sta di fatto che Dzeko soprattutto tra settembre e ottobre, ha assunto in campo comportamenti poco consoni ‘all’Edin’ leader e trascinatore, ammirato soprattutto nella scorsa stagione: dallo screzio con El Shaarawy nel derby, a qualche ammonizione presa per gesti di nervosismo rivolti agli avversari, per arrivare ad alcune palesi manifestazioni di dissenso nei confronti di alcune giocate dei compagni. L’augurio è che negli ultimi due mesi del 2018, Dzeko prosegua a bombardare di gol gli avversari in Champions e torni però, anche protagonista assoluto, in Serie A.
