La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Quello che succede alla Roma per il mercato ha delle caratteristiche singolari, alla luce della forbice che si è creata fra aspettativa e realizzazioni. Al momento lo Special One non sta allenando una Special Roma, ma la stessa squadra dello scorso anno. Probabilmente si era esagerato quando gli abboccamenti informali o le proposte degli agenti avevano fatto sognare De Gea, Donnarumma, Sergio Ramos, Renato Sanches, ma c’era la presenza di Mourinho a garantire la liceità delle ambizioni, anche perchè il suo ingaggio resta da top club. La domanda che si è fatto il tifoso medio: ma che sarebbe venuto a fare Mourinho alla Roma senza avere garanzie? La cartina tornasole di tutta la situazione è stata la questione Xhaka. Il gap per il suo trasferimento non è stato colmato, con la Roma ferma a 15 milioni più 3 di bonus mentre l’Arsenal voleva 23+3. Otto milioni per stoppare un obiettivo già pregustato. Non è un caso che il tecnico ora voglia responsabilizzare Cristante, mentre Pinto insegue Zakaria, Delaney o addirittura Damsgaard. Domanda: allora è la colpa dei Friedkin? No di certo. Le condizioni di partenza non raccontano soltanto di una squadra giunta settima, ma anche di tante spese dei proprietari (circa 387 milioni) per la Roma. Lo scorso anno le perdite furono per 202 milioni, ma un budget previsionale fatto sul triennio fino al 2024 ha evidenziato un dato preoccupante: le perdite potrebbe arrivare anche a 300 milioni. Questo quanto basta per giustificare Pinto nel non aver speso 23 milioni per un giocatore di 29 anni.