Draghi vuol stoppare il calcio

Draghi vuol stoppare il calcio

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Il Governo vorrebbe fermare il campionato di calcio di Serie A, la Lega Calcio non intende fermarsi. Al momento non è un braccio di ferro, ma una presa di posizione delle parti che dovrà trovare una soluzione nella riunione già calendarizzata a metà della prossima settimana. L’ultimo turno di campionato in scena nel giorno dell’Epifania ha mostrato tutte le criticità del sistema: partite non disputate, squadre bloccate dalle Asl regionali, diversa valutazione della medesima situazione, violazione della quarantena da parte dei calciatori. Tutto questo non è piaciuto alla politica, tanto meno al Ministro della Salute.

La fuga in avanti della Lega Serie A con l’approvazione del nuovo dispositivo ha indispettito diversi dirigenti politici. Ieri il premier Mario Draghi ha rivolto un invito al presidente della Federcalcio Gabriele Gravina per fare una riflessione sul prosieguo del campionato di calcio, in un momento che richiede a tutti responsabilità. Nel colloquio Draghi avrebbe sollecitato una valutazione -nell’autonomia della Federazione – sull’opportunità di sospendere il campionato o svolgere le partite a porte chiuse, come misure per limitare la diffusione del contagio da Covid. Mercoledì prossimo alla Conferenza tra Governo e Regioni, sono stati invitati anche diversi presidenti federali di diverse discipline sportive. «Ho chiesto al ministro Gelmini di estendere ai presidenti federali di calcio, basket e volley e ai rappresentanti delle Leghe la Conferenza Stato-Regioni – ha sottolineato il sottosegretario allo Sport Valentina Vezzali – ritengo necessario condividere ogni possibile decisione anche con i vertici delle Federazioni e con le Leghe, nei cui confronti si dispiegherebbero gli eventuali effetti negativi, non soltanto economici. È il momento dell’unità».

Come scrive il Tempo (S.Pieretti), il mondo del calcio non intende però fermarsi, come conferma il comunicato successivo all’Assemblea andata in scena ieri pomeriggio. «La Lega Serie A – si legge nella nota – ribadisce con fermezza la fiducia di poter proseguire lo svolgimento delle proprie competizioni (Campionato, Coppa Italia e Supercoppa) come da programma, grazie all’applicazione del regolamento organizzativo approvato ieri dal Consiglio di Lega». La mossa successiva del Governo potrebbe essere quella di chiudere gli stadi, arrecando un danno enorme all’azienda Serie A, ancora in difficoltà dopo la chiusura delle scorse stagioni. Sarebbe un disastro irreversibile, la fine del movimento calcistico, già convalescente dopo le ultime stagioni. Mercoledì la decisione: le polemiche – in un senso o nell’altro – non mancheranno.

IL CONTAGIO CORRE – L’obiettivo del governo intanto resta quello di rallentare la corsa di Omicron. Il professor Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione presso il ministero della Salute, commentando i dati dell’ultimo monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità relativo all’andamento epidemiologico della pandemia di Covid-19, definisce la variante «meno virulenta ma estremamente contagiosa».

Che Omicron corra veloce lo testimonia non solo la curva epidemica in Italia ma anche nel resto d’Europa. In tanti sono stati costretti a letto dopo le feste – tra loro anche il professor Massimo Galli, ex primario dell’ospedale Sacco di Milano – con febbre e malessere. I nuovi casi registrati nelle ultime 24 ore sono stati 108.304 e 223 i morti, con un indice di positività che si attesta al 22%. Poco incoraggianti anche i dati settimanali. Per l’Iss, infatti, dal 31 dicembre al 6 gennaio l’incidenza dei casi è più che raddoppiata: da 783 ogni 100mila abitanti registrati nella precedente rilevazione, questa settimana si è giunti a 1.669 ogni 100milaabitantiel’indiceRtè salito da 1,18 a 1,43. Nel periodo 15-28 dicembre, invece, l’Rt medio era di 1,43 e nei 7 giorni precedenti di 1,18. E con i contagi che galoppano quasi tutta Italia finisce in zona gialla. Abruzzo, Emilia-Romagna, Toscana e Val d’Aosta, infatti, cambiano colore aggiungendosi alle 11 regioni e province autonome dove dal 3 gennaio le misure anti Covid avevano subito una stretta.

OSPEDALI AL COLLASSO – Anche la pressione sugli ospedali ritorna a crescere. Il tasso di occupazione di posti letto in area medica si attesta al 21,6%, mentre le terapie intensive sono occupate al 15,4% da pazienti Covid. L’unico modo per combattere Omicron – oltre che con le vaccinazioni – è «mantenere dei comportamenti prudenti e soprattutto sottoporsi alla terza dose di vaccino anti-Covid per prevenire le forme più gravi di malattia», è l’invito del professor Rezza. «Il trend delle reinfezioni è in aumento, e ciò conferma il dato che c’è un rischio di infezione elevato nelle persone che non effettuano la terza dose booster aggiornandola propria situazione immunitaria», conferma il professor Silvio Brusaferro.

Complessivamente, anche secondo il presidente dell’Iss l’epidemia è in «drastico peggioramento». L’emergenza Covid sta infatti saturando gli ospedali. Sebbene sembri meno pericolosa nei sintomi e nel decorso della malattia, infatti, l’ultima variante del virus è particolarmente contagiosa. E il dato delle ospedalizzazioni è in continua crescita. «Il carico di lavoro cresce progressivamente e inesorabilmente al ritmo di 500 accessi in area medica. E anche in terapia intensiva non bisogna andare a guardare la differenza tra entrate e uscite, ma le entrate globali, che sono circa 170», dice Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao Assomed, associazione medici dirigenti.

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