IL ROMANISTA – M.IZZI – Antonello Venditti ha scritto una canzone per lui, e quel “lui”, Zdenek Zeman, si è visto dedicare nel periodo di appartenenza alla Roma anche un libro (Alberto Dalla Palma, Zeman, Edizioni La Campanella, 1997), un sito internet e striscioni a non finire allo Stadio Olimpico.
C’è quasi da rimanere stupiti nel constatare che l’uomo che ha lasciato questa impronta così profonda, a Trigoria si è fermato due sole stagioni. Iniziò tutto con il drammatico naufragio della Roma di Carlitos Bianchi, Sensi aveva affidato al vecchio Liedholm, in condominio con Sella, il compito di traghettare la squadra verso la salvezza. L’ambiente era depresso, demotivato e il presidente avvertiva urgentissimo il bisogno di dare una svolta. Ebbene, nel gennaio 1997 la Lazio aveva esonerato il suo tecnico nonostante gli 8 gol rifilati alla Fiorentina, i 4 alla Juve i 3 al Milan. Eh sì, perché poi era arrivato Renzo Ulivieri, insieme al suo Bologna e aveva sbancato l’ Olimpico. Per Cragnotti è la goccia che fa traboccare il vaso. Via Zeman e sotto Dino Zoff. Alcuni tifosi biancocelesti, inviperiti, domandano se il vecchio Dino rivestirà i guanti da portiere … ma la rabbia diventerà furore quando a maggio, la Roma ingaggia il boemo. Sembra uno scherzo, persino lui, quando Franco Sensi lo contatta per la prima volta al telefono sta per riagganciare credendo si tratti di uno scherzo. Il presidente invece fa tremendamente sul serio. Il 7 maggio arrivando a Fiumicino, Zeman trova un’orda di giornalisti, la voce del suo ingaggio si è già diffusa: lui finge stupore: «Come mai tutta questa gente? Chi è arrivata Claudia Schiffer?». Il 19 maggio Zeman, Liedholm e Sensi s’incontrano a Trigoria per fare il punto sulla Roma del futuro. Si parla del possibile ingaggio di Pablo Simeone ma non se ne farà nulla.
Poco male, il 20 luglio 1997 quando a Kapfenberg, contro la Rappresentativa della Stiria va in scena la “prima” della nuova Roma, si capisce che è soprattutto la mentalità ad essere cambiata. «Tutte le partite partono dallo 0-0, sta alle squadre cambiare il risultato». Il trainer distilla le massime della sua filosofia e intanto forgia la squadra. I primi giorni di allenamento sono una tragedia. Si corre per dieci chilometri divisi in tre o quattro frazioni, intervallati da pochi minuti per rifiatare. Zeman divide i giocatori in gruppi di lavoro omogenei, secondo le caratteristiche individuali e le risultanze dei test effettuati. Nei momenti di crisi e di sconforto fisico cerca di risollevare i giocatori con delle battute di spirito. La Roma rifila 6 gol al Napoli, 4 alla Fiorentina, 5 al Brescia e al Milan ma perde anche quattro derby. Comunque sia il bilancio parla di un quarto posto finale, miglior risultato della gestione Sensi (per trovare qualcosa di meglio occorreva tornare al terzo posto targato Liedholm del 1988). Arrivano le vacanze … già le vacanze, ma che fa Zeman nel tempo libero? Una volta hanno provato a chiederglielo: «Fumo … e sto in famiglia». Ci sono altre domande? Sì certo, quando si ricomincia a giocare? Il 26 luglio 1998 contro La Dolomitica … piccolo particolare, il giorno prima Zeman ha dichiarato che il calcio deve uscire dalla farmacie … sia il tecnico che la squadra pagheranno carissimo questo atto di coraggio. Rimane nettissima la sensazione in questa seconda stagione di una persecuzione ostinata, clamorosamente sbadata … bendata come una fortuna impazzita, divenuta malvagia. Zeman ci mette anche del suo … il sottoscritto lo abbandona, come molti altri, al termine di un drammatico Roma – Inter 4- 5 del 3 maggio 1999. Il quinto gol nerazzurro lo segna al 42’ della ripresa Simeone, il primo giocatore richiesto da Zeman alla Roma. L’ultimo sarà: «Il centravanti più forte d’Europa». Chi? Vincenzo Montella, ma proprio quando Sensi sembrava averlo accontentato, il 2 giugno 1999 arriva l’esonero. A Roma lascia comunque tanti estimatori, gli unici di cui gli interessi: «Io – dice – conosco solo amici. I nemici non li calcolo».
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