Scaricato dalla Juve quando all’accordo, già nero su bianco, mancavano giusto le firme, Paulo Dybala potrebbe avere la rivincita, non solo sportiva, visto l’incrocio di domenica all’Olimpico: dagli atti dell’inchiesta della Procura di Torino sui conti del club, risulta infatti che uno dei legali dell’argentino, l’avvocato Luca Ferrari, “ha avanzato richiesta di risarcimento per il mancato rinnovo contrattuale, con mail del 12 maggio, lettera del 28 luglio e mail del 20 settembre 2022“.
Come scrive il Corriere della Sera, l’ex numero 10 juventino, ascoltato da un capitano e un maresciallo della guardia di finanza, cade dalle nuvole: “Non ero a conoscenza di questi documenti che non ho mai visto prima”. In ogni caso, Dybala dispensa lo stesso legale “dall’opposizione del segreto professionale“. Sentito tre giorni fa in Procura dai pm, l’avvocato ha confermato tutto.
In sostanza, secondo la ricostruzione del legale, ci sarebbero profili di responsabilità pre-contrattuale poiché nell’autunno 2021 il contratto tra la Juve e Dybala era praticamente fatto: dopodiché improvvisamente — secondo la sua versione — il club si tirò indietro, per poi prendere Vlahovic, il gennaio seguente. Va da sé, un’operazione era alternativa all’altra.
Il giocatore, appunto, se ne dice all’oscuro: “Questa cosa l’ho saputa pochi giorni fa, quando mi avete convocato e l’ho detta al mio avvocato: mi ha detto che c’è questa richiesta di risarcimento. Ma io non avevo chiesto questo, avevo chiesto solo di prendere gli stipendi arretrati e null’altro“. Ovvero: “So bene che la Juventus mi deve ancora dei soldi”, ma “la somma precisa non so, ma sarà più o meno 3 milioni netti“.
Dagli ultimi atti depositati emerge anche la lunga deposizione di Maurizio Lombardo, 48 anni, per nove anni segretario generale della Juve (ora alla Roma): l’uomo della valigetta — “l’avevo sempre con me” – dentro la quale c’erano le side letter, per l’accusa, gli accordi non depositati. “Sapevo che erano documenti che era meglio non uscissero“. Tant’è che gli dissero di non tenerli in ufficio. Non erano depositati, perché “potevano generare un impegno a livello di bilancio”. In certi casi, specifico: “Perché altrimenti non si poteva registrare la plusvalenza”.