LA REPUBBLICA (E. SISTI) – La Roma e i suoi tifosi stanno avidamente, più avidamente di prima, sfogliando le pagine della favolosa storia di un centrocampista mancato: Edin Dzeko. Antidivo degli attacchi e del calcio almeno quanto poteva esserlo Jack Nicholson a Hollywood nei primi anni Settanta, Edin studio da trequartista. Dopo essersi affrancati da una cosuccia chiamata guerra (balcanica), i suoi genitori gli acquistarono i libri giusti ben sapendo che il loro 15enne ragazzo avrebbe avuto giusti anche gli occhi per leggerli. Parlavano di calcio. Forse era un po’ troppo alto per fare il regista: e infatti col suo 1,93 attirò il soprannome di “kloc”, il lampione. Ma sapeva cosa fare e come muoversi. Un giorno tutto cambiò (ma per fortuna non del tutto).
II suo allenatore, il ceco Jiri Plisek, ebbe un’intuizione: Edin, vogliamo spostarci più a ridosso della porta? Sì. Proviamo. Edin si sarebbe trovato a meraviglia. Ma senza mai dimenticare le sue origini di playmaker. Ed è questo che oggi lo rende quasi unico: è un’evoluzione del “falso nueve”. Quando si abbassa non si aggiunge al gioco: lo crea. Quando controlla il pallone di petto (come lui solo Lewandowski del Bayern), non fa alzare la squadra: la fa sbocciare, accanto a Salah o a Kluivert e Pellegrini. E va anche a segnare. Da centravanti ha scalzato dai record di Germania Müller e Hoeness, in combutta col brasiliano Grafite. E pensare che non è mai stato un vero centravanti. Dopo aver vinto col City in Inghilterra è sbarcato a Roma tra gli equivoci: grande “striker” o piedi da Van Basten? Più la seconda. Inseguendo il lato oscuro della popolarità, musone e poco incline ai social, in giallorosso Edin ha ritoccato il profilo dell’attaccante moderno. A marzo sembrava perduto (e partito per l’Inter). Invece Fonseca (domani alle 19 Roma-Atalanta) se lo ritrova migliorato, con quel suo modo colto di impostare e chiudere i discorsi del pallone. Tutto ciò che Plisek non riuscì a scrostare dal patrimonio tecnico del ragazzo (il cesto di frutti della valle dell’Edin), è il vecchio valore aggiunto della nuova Roma. Si prega di proteggere.