«Se dicessi che non penso a raggiungere i cento gol in giallorosso mentirei». Già, anche perché a conti fatti nessuno gli crederebbe. Perché è un attaccante e perché come tutti gli attaccanti vive per il gol. E invece ieri Edin Dzeko è stato sincero fino in fondo, nell’intervista rilasciata al sito ufficiale della Roma. Raccontando se stesso, i suoi sogni ancora vivi, il passato ma anche il futuro. E, ovviamente, raccontando la sua Roma, quella che oggi vive da leader assoluto e che domani sarà impegnata in Austria, a Graz, per la partita di Europa League contro il Wolfsberger. Come riporta la Gazzetta dello Sport, nel frattempo una certezza c’è e cioè che Edin non è mai partito così bene in passato. Con il gol (decisivo) segnato domenica al Lecce il bosniaco ha infatti timbrato il cartellino già 5 volte nelle prime sette partite ufficiali della Roma, con una media-gol di 0,71 a gara. Prima solo due volte era riuscito a fare meglio: una con il City, una con la Roma (nel 2017-18). Il gol realizzato al Via del Mare, tra l’altro, è il suo 66° in Serie A e 92° in giallorosso, dato che lo porta a -10 da Montella nella classifica all time dei marcatori romanisti. Continuando a questo ritmo, a fine stagione potrebbe salire anche sul podio, superando non solo lo stesso Montella, ma anche Manfredini (104), Volk (106) e Amadei (111).
E probabilmente sul suo momento ha influito un po’ tutto. Il feeling immediato con Fonseca, il morale, la leadership («Ma di certo c’è solo che sono il più vecchio con Kolarov, Fazio e Mirante – ci scherza su Edin –. Cerchiamo di essere d’esempio ai giovani, di portarli sulla strada giusta») e l’importanza di sentirsi decisivo anche a livello di simbologia. Metabolizzato l’addio a due totem come Totti e De Rossi, se c’è un volto di un giocatore in cui ha iniziato a specchiarsi la Roma quello è proprio il volto di Edin. «Con Fonseca mi sono divertito subito e questo è stato un aspetto importante anche per prendere la decisione di restare qui. lui è un tecnico capace e una persona onesta, caratteristiche che a volte sono difficili da trovare insieme. Ma se sono ancora alla Roma è perché hanno inciso anche il club e i compagni, tutti volevano che restassi. E poi la mia famiglia, che in questa città è molto felice»