Il Messaggero (A. Angeloni) – Habemus Abraham. Il regalo di Ferragosto, nella Roma scaldata di sole di sogni, è sbarcato lui, a Ciampino, come un trofeo, come un cimelio. Il gigante che balla sulle punte, che sogna di essere Drogba e che già vale oro.
Tammy c’è, Mourinho è più sereno, perché non poteva bastare il bravo Shomurodov, non poteva non essere colmata definitivamente la partenza di Dzeko. Centonovantasei centimetri per ottanta due chili, Mou aggiunge, dà peso, con questo ragazzone inglese di (quasi) 24 anni, che il Chelsea ha cresciuto, svezzato e lasciato andar per fare spazio prima a Werner e poi a Lukaku.
Abraham ha il fuoco addosso, per non aver recitato un ruolo dominante nel Chelsea che ha vinto la Champions, ma in questi anni ha assorbito la mentalità di una grande, che alla Roma servirà. È cresciuto al fianco di campioni, ha la passione per Drogba, esulta come lui, scivolando sulle ginocchia.
Di gol ne ha segnati, specie quando è andato a giocare lontano dai Blues. Nel 2018-19 porta l’Aston Villa alla promozione con 25 reti e battendo in finale il Derby County di Lampard, che poi lo rivuole in Blues con cui firma 18 gol in 48 presenze. Chiudendo con i numeri: arriva a Roma con 125 reti in 266 partite. L’eredità di Dzeko è pesante, ma a quanto pare è in buone mani e piedi, che usa con dolcezza nonostante l’altezza e la grande mole.
Alla Roma ha pure già segnato, ai tempi della Youth League, stagione 2014-15. Siamo cresciuti, ormai. Quel ragazzino non c’è più, qui vuole dimostrare di essere subito all’altezza perché Roma è una città che spera e sogna e guarda Abraham come un nuovo idolo da adorare.
Ma quando potranno vederlo in campo, i tifosi della Roma? Nella trasferta in Turchia è quasi impossibile: Tammy deve tornare a Londra per sbrigare questioni legate al visto, per poi tornare nella Capitale e rispettare una quarantena di cinque giorni. Con la Fiorentina ci sarà.