CORRIERE DELLO SPORT – L. FERRAJOLO – Mettiamo che sia davvero Walter Mazzarri. Mettiamo, perché è d’obbligo la prudenza. Ma è proprio l’uomo giusto per rilanciare la Roma? Dopo aver sbagliato due allenatori, sarebbe letale non indovinare nemmeno il terzo. La virata della società appare evidente: vuole andare sul sicuro, abbandona l’idea un po’ arrogante di un calcio spettacolare, per ripiegare su un calcio più concreto e possibilmente vincente. Mazzarri non ha sbagliato una stagione, non solo a Napoli ma da quando allena, a prescindere dalle categorie e dalle città in cui ha lavorato. Non è stato mai esonerato, è andato via sempre per sua scelta. Straordinaria quella salvezza con l’handicap della Reggina, bilancio sontuoso con la Samp, e il resto è sotto gli occhi di tutti. Dunque, la scelta sembra giusta e mirata. Alla Roma, lo sosteniamo da tempo, non mancano talenti e giovani di qualità, ha solo bisogno di un tecnico bravo che le dia finalmente un copione, che misceli forze giovani con campioni collaudati e sfrutti le grandi potenzialità del gruppo. Se Mazzarri sceglie Roma non lo fa sicuramente per vantaggi economici. Il Napoli gli offre di più, la sua decisione sembra maturare su altri presupposti: pensa di trovare un gruppo di qualità, formato da giovani di valore e da campioni stagionati come Totti e De Rossi, con l’impegno della società di completare il mosaico e di sostenere comunque un piano molto ambizioso(…)
Il 3-4-3 (variante: 3-4-1-2) resta il suo modulo preferito, con grande utilizzo delle fasce, ritmi sempre alti, una pressione e una tensione costanti. La Roma quest’anno ha mostrato i suoi limiti: ha vinto solo metà delle gare all’Olimpico; non ha sfigurato con le rivali, ma ha perso decine di punti con le squadre di seconda e terza fascia; ha una difesa orribile. Mazzarri sembra l’uomo adatto per sistemarla alla grande, per darle sicurezza in difesa e soprattutto per alzare i ritmi e la concentrazione, rendendo più efficace e concreto il calcio di una squadra che gioca con sufficienza e in punta di piedi. Per farlo avrà bisogno sicuramente di due esterni forti, perché a destra non ce n’è uno e a sinistra tra Balzaretti e Dodo manca una certezza. Servirà anche un centrocampista di peso, grande agonista, che porti esperienza e fisicità. Davanti invece avrà ampia scelta, dovrà sistemarli nel modo migliore. Ma non è bravo solo sul piano tattico, in questi anni ha trasformato calciatori modesti in protagonisti, ha aiutato giovani a maturare in fretta e giocatori affermati a dare un rendimento ancora maggiore. E’, insomma, un maestro di calcio, non solo uno stratega. Possibile che non abbia difetti? Certo che li ha, almeno sotto il profilo caratteriale.(…)