IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) – Edin è sempre Edin, oggi ancor più Edin: bomber, uomo squadra, pian piano sta diventando tutto. Ed è ormai inutile ricordare che pochi mesi fa era un giocatore perso (verso l’Inter). Dzeko trotterella per il campo del Via del mare, boccheggia (fa caldo, siamo a più di trenta gradi), ogni tanto sbaglia un appoggio, si perde su un tiro dal limite dell’area, ma alla fine salta in cielo e colpisce, ringraziando Gabriel. Boom, gol: vittoria. Quasi non ci si crede, perché Dzeko – si andava dicendo – non è il tipo che fa del cinismo la sua arte. La sua arte è la classe nel tocco, il cambio di gioco, la sponda. Oggi è un po’ e un po’, quindi tanto.
VITA DI CAMBI – Per lui non è una vita semplice: ogni partita gli cambiano i partner. Una volta si trova al fianco Kluivert e Mkhitaryan, un’altra ancora Zaniolo o Florenzi, un tempo Perotti. Alla sue spalle trova continuità il suo amico Pellegrini, ad un certo punto anche Nicolò. Ma alla fine cambia poco, Dzeko è talmente radicato che sono gli altri a dover cambiare modo di giocare, lui è sempre lì a fare il solito gioco, ora il trequartista, ora il bomber. A Lecce ha provato a mandare in porta Mkhitaryan e poi il gol lo ha segnato lui: il 92° in 186 partite in giallorosso. La Roma ha vinto dieci delle ultime dodici partite in A nelle quali c’è stata la firma di Edin. Decisivo. Decisivo per Edin e per il suo rendimento anche il calcio che propone Fonseca: tutto votato all’attacco, ma sempre alla ricerca dell’equilibrio. «Potevamo segnare cinque o sei gol», racconta il tecnico portoghese a fine partita. Soddisfatto per la vittoria e per il ritorno al suo credo dopo la parentesi negativa contro l’Atalanta. «Stiamo trovando l’equilibrio di squadra. Sono contento perché non abbiamo vinto senza prendere gol. E’ sempre difficile ottenere i tre punti fuori casa. Primo tempo così e così? Ci è mancata velocità nella circolazione della palla. Con Veretout e Diawara abbiamo difeso troppo bassi, non era semplice trovare varchi contro una squadra come il Lecce. Era importante attrarre l’avversario da una parte e cambiare subito, nel primo tempo non lo abbiamo fatto. Negli ultimi trenta metri ci è mancato l’ultimo passaggio, abbiamo sbagliato molte scelte sotto porta. Nella ripresa meglio, è salito il ritmo e la quadra ha creato di più. Come detto, potevamo segnare ancora. Ma sono soddisfatto». Soddisfatto dell’attacco e della nuova coppia difensiva, Smalling-Mancini. «Chris ha fatto una buona partita, così come lo scorso mercoledì. Bene anche Mancini». Elogi allo stoico Pellegrini, uscito malconcio. «Ha la fascite plantare, un problema che dobbiamo risolvere. Ha giocato e anche bene, ma con dolore». Fonseca cerca l’equilibrio, un percorso ancor lungo. Ma si può dire: Paulo non è Zeman. «Non conosco a fondo il suo gioco, posso dire che questa è la Roma di Fonseca». Punto.