CORRIERE DELLO SPORT – Tre gol in una notte. Nella sua notte, la notte dello scudetto della Primavera della Roma e la notte della tripletta, quella che ti porta dritta nella storia. Mattia Montini, il centravanti che sogna di diventare come Gabriel Omar Batistuta, ancora non ci crede. Se fosse stato in Inghilterra, il pallone di diritto sarebbe stato il suo. Lo chiamano hat trick. Quella sfera magica viene regalata al centravanti dal piede fatato. Montini l’ha chiesta pubblicamente quella palla. «Spero che l’arbitro mi conceda di portarmi a casa il pallone – ha detto -glielo chiederò, perché una serata così è unica, irripetibile». Montini scuote la testa, ancora incredulo, basito, ma non si prende la scena. Non lo fa da solo.«Stiamo vivendo tutti un sogno: un sogno straordinario. questo scudetto è un premio al lavoro di tutti, della società, della squadra, dello staff. Abbiamo chiuso la stagione nella maniera migliore, siamo orgogliosi del lavoro fatto, non soltanto questa sera( ieri, ndr)ma in questo campionato ».
120 MINUTI STRAORDINARI – Montini ha un filo di voce. E’ a bordo campo. I suoi tifosi, i duemila giallorossi arrivati fino al Melani di Pistoia per spingere la squadra dritta verso il sogno scudetto, scandiscono il suo nome e l’emozione è visibile.«Abbiamo giocato una partita incredibile- continua -direi anzi straordinaria, così come tutte le altre gare di questa Final Eight. Adesso vogliamo soltanto goderci questo successo, sono senza parole: questa squadra, questa Roma mi ha lasciato senza parole ». Era stato tra i protagonisti della regular season, in campionato era riuscito arealizzare 12 gol, quasi tutti decisivi. Ma un finale così non se lo aspettava neppure lui, che già nel 2007, un tricolore con la Roma lo aveva già vinto.
PREDESTINATO – Vestiva la maglia dei Giovanissimi, guidati allora da Bruno Conti e lui fu addirittura il capocannoniere, 14 gol uno dietro l’altro. Bruno Conti lo vide giocare quando ancora faceva parte del Frosinone Duemila. Furono i suoi genitori ad accompagnarlo a Trigoria per il provino che gli avrebbe cambiato l’adolescenza, sette anni fa, e da allora la Roma non se n’è mai voluta privare. Adesso Montini continua a sognare. L’obiettivo è la prima squadra e la presenza di un tecnico come Luis Enrique per lui è una garanzia totale. Se necessario andrà anche a fare esperienza altrove, ma lui il giallorosso se l’è cucito addosso. Adesso Mattia Montini guarda al futuro. Ha riportato nella capitale uno scudetto, quello della Primavera, che mancava dal 2005. C’era già Alberto De Rossi in panchina, lui guardava tutto da lontano. Mai avrebbe immaginato di vivere una notte così. Tre gol (e cinque in tre gare), una valanga di emozioni e la consapevolezza di essere entrato nel cuore di una città intera. Non si è piegato di fronte a niente il centravanti giallorosso. Non lo hanno fermato neppure i tanti infortuni che ne hanno falcidiato la stagione. Prima un problema alla caviglia che lo ha tormentato per un paio di mesi, poi qualche ricaduta e pure qualche problemino muscolare. L’ha detto pure De Rossi: in queste tre partite Montini ha fatto la differenza.