IL MESSAGGERO (S. CARINA) – Che stia facendo bene è sotto gli occhi tutti. Da domenica sera, però, c’è anche la certezza che Zaniolo ha lasciato qualche rimpianto nell’Inter. Bastava ascoltare Spalletti nel post-gara per rendersene conto: «Ma sì, ha fatto una buona partita, ha delle qualità e Di Francesco gliele sta tirando fuori. E’ comunque entrato in un’operazione, alla fine si vedrà chi arriva dove. Dove arriva lei (riferito all’interlocutore che gli aveva posto una domanda priva di malizia) e dove arrivo io E si vedrà chi porta a casa cosa». Il solito Lucio. Che quando qualcosa non gli garba’ la prende larga. E vedersi quel ragazzino classe ’99 giocare «come un veterano» (copyright di Francesco Totti) deve avergli fatto un certo effetto. Sì, proprio a lui che nel lanciare giovani è stato sempre parsimonioso, tanto da farlo diventare il suo tallone d’Achille dal punto di vista tecnico.
Zaniolo, in silenzio, sta diventando una realtà. L’applauso che gli ha riservato l’Olimpico al momento della sostituzione è di quelli da ricordare. Più della serpentina che per poco nel primo tempo non lo portava a tu per tu con Handanovic, del rigore che si era procurato (e non concesso da Rocchi) o della pressione costante che è riuscito a mettere al reparto arretrato interista nel giro-palla. Quello che la gente apprezza, è la sua sfrontatezza. Perché, come è normale che sia, commette ancora degli errori. Sia nel gestirsi (sono due volte, Real e Inter, che arriva stremato al 70′, in preda ai crampi) che nel fraseggio o nella scelta dei tempi di gioco. Ma a lui non importa. Commette un errore? È già acqua passata, via sul prossimo pallone. Un po’ quello che manca a Schick che spesso e volentieri sembra assentarsi pensando a quello che è accaduto (o poteva accadere) un istante prima. Per Nicolò, in campo, la vita è adesso, è sempre la giocata che sta per arrivare. E questo piace al pubblico. E non solo. L’altra sera all’Olimpico c’era un osservatore dell’Arsenal. Ufficiosamente per vedere Under. Difficile, però, che non si sia accorto di Zaniolo.
LA CONVIVENZA A Di Francesco, quest’estate, erano bastati pochi allenamenti per capire le sue qualità. Tuttavia, per motivi legati ad una rosa extralarge, che prevedevano (con un modulo diverso dall’attuale) nel ruolo di Zaniolo già Pastore, Cristante, Pellegrini e Coric (dal quale ci si attendeva una crescita diversa) nell’ultimo giorno di mercato Monchi era andato a Milano cercandogli una squadra. Fortuna vuole che non l’abbia trovata. A stupire non è tanto la volontà della Roma di farlo maturare altrove ma la miopia degli altri club che non ne hanno approfittato. E quando mezza serie A ultimamente ha bussato alla porta del ds spagnolo, stavolta ha trovato chiuso. Zaniolo è entrato nelle rotazioni e sarà difficile togliergli il posto. Regala freschezza, dinamicità, fisicità e qualità ad un gruppo che ne ha bisogno. Già a Cagliari, con il rientro di Lorenzo Pellegrini, Di Francesco potrà permettersi di scegliere. Togliere Cristante, che in questo momento sta studiando diligentemente da regista, potrebbe essere controproducente. Far rifiatare Nzonzi che sta giocando ininterrottamente la soluzione. E allora, Pellegrini in coppia con Cristante e Zaniolo confermato trequartista. Per Eusebio è più che un’idea.