CORRIERE DELLO SPORT – R. MAIDA – La Champions League non era nei piani ma adesso diventa un must . Paolo Fiorentino, vice direttore di Unicredit, parla chiaro dall’alto del 40 per cento di azioni Roma possedute dalla banca. «Questo è stato un anno di passaggio – ha detto a La Politica nel Pallone di Emilio Mancuso, su Gr Parlamento – , non siamo sorpresi di essere rimasti fuori dalla Champions, che nei nostri budget di investimento non c’era. Sono più preoccupato della mancanza di continuità tecnica che dei risultati. Ma nella prossima stagione la squadra dovrà competere per il terzo posto» .
IL VERTICE – Fiorentino ha piena fiducia in James Pallotta, sempre più al centro delle manovre di sviluppo: «Siamo spesso in contatto con lui. E’ un imprenditore grazie al quale la Roma farà strada. Ed è molto coinvolto nel progetto. Anche noi come istituto abbiamo l’interesse alla valorizzazione del marchio. E per lanciare il marchio c’è bisogno di una squadra vincente. In questo senso, gli americani faranno fronte agli investimenti che servono per migliorare la rosa» . Nessun nome, solo qualche indicazione caratteriale: «I tifosi amano identificarsi in una Roma di gladiatori. Ecco, mi piacerebbe vedere gente con la personalità, la passione e l’intelligenza di Totti, De Rossi, Perrotta. Totti è un asset straordinario di questo club e va gestito con attenzione, tutelato. Il management deve puntare a questo tipo di calciatori» . Anche in società è prevista una ristrutturazione: «Di queste cose è a conoscenza Pallotta. I soci potrebbero diventare più di due, siamo al lavoro in questo senso. E noi potremmo cedere parte del nostro 40 per cento. Si parla anche di uscire dalla Borsa: gli azionisti di minoranza si stanno assottigliando, per la loro tutela potremmo decidere di non essere più quotati. Dipenderà dall’adesione all’aumento di capitale: se i piccoli azionisti non lo sottoscriveranno, ci penseremo» .
DIRIGENTI E TECNICI – Non vuole entrare nel merito della scelta di Luis Enrique, né nelle mosse di Baldini: «A Roma c’è un livello di stress pazzesco, bisogna rispettare chi si dimette lasciando dei soldi sul tavolo. Mi auguro solo che il suo lavoro non venga disperso. Quanto al management, noi non abbiamo un mecenate come le grandi italiane. Abbiamo un’idea di una società diversa, fatta di tanti azionisti, nella quale i dirigenti siano completamente autonomi nelle loro decisioni tecniche. Nessuna società italiana ha speso quanto noi per la struttura dirigenziale. Anche per questo non è prevista la presenza fissa degli americani sul territorio» . Porte aperte a Montella: «E’ un cliente Unicredit. E poi è napoletano come me…» . (…) «E’ un mio amico e ha espresso una lamentela corretta. Nel successivo Cda gli abbiamo fornito le informazioni che chiedeva. Il consiglio di As Roma non è una messa cantata ma un consiglio vero»
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