LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA) – Dopo l’eliminazione dalla coppa Italia, la Roma non perde il treno Champions, rialzando subito la testa e bloccando il Milan all’Olimpico (1-1). In gol, per la terza volta consecutiva in casa (in campionato), Zaniolo, che pregusta la convocazione azzurra di Mancini, riuscendo a non naufragare con la maglia giallorossa. Ma l’atmosfera è pesante, i tifosi sono infuriati e dal settore più caldo il dissenso si fa sentire in maniera piuttosto dirompente. Anche al termine della partita i fischi sono fortissimi, a sottolineare un malumore e una distanza talmente grandi da squadra, tecnico e società, che sarà complicato riavvicinare le parti. La contestazione comincia all’ingresso della squadra sul campo per il riscaldamento, con i fischi che diventano la colonna sonora anche della lettura ufficiale delle formazioni. Ne vengono sommersi un po’ tutti, in particolare Kolarov, Florenzi (fischiato anche al momento del cambio) e Di Francesco, fino a questo momento non incluso nella rabbia della gente. Si salva solamente De Rossi, al rientro in campo da titolare dopo tre mesi di stop: ovazione e applausi per il capitano giallorosso, in scadenza contrattuale a giugno. La batosta di Firenze è un ricordo troppo fresco e la curva Sud ha uno spartito preciso da seguire, per una serata tesissima. Emozionante la scenografia messa in piedi all’ingresso delle squadre per ricordare i (quasi) trent’anni dalla morte di Antonio De Falchi, il tifoso giallorosso morto nel giugno del 1989 in occasione di un agguato subito fuori San Siro da alcuni sostenitori del Milan. Vengono alzati 30 volti di De Falchi (ognuno a ricordo di un anno) e la scritta ai piedi del settore “Curva Sud Antonio De Falchi”. Presente in mezzo agli ultras la sorella Anna e i nipoti, commossi e partecipi. Comincia la partita e sono tanti i cori di contestazione, verso i giocatori e Pallotta: «Mercenari», «Andate a lavorare», «Tifiamo solo la maglia» alcuni di quelli intonati. Per protesta, si svuota poi tutta la parte bassa della Sud al quindicesimo del primo tempo, dopo aver esposto l’eloquente striscione: «Oggi solo Antonio dobbiamo onorare…a voi non vi vogliamo neanche guardare». Tolti stendardi e bandiere dei vari gruppi, in curva restano solamente cinque scritte sulle vetrate, tra loro identiche: «Portate rispetto». Da oggi la squadra dovrà cominciare a preparare la sfida con il Chievo, per quella che sarà una settimana corta. A Verona infatti si giocherà venerdì sera, a quattro giorni dalla riapertura della Champions. Dopo aver superato il girone, la Roma giocherà infatti l’andata degli ottavi all’Olimpico, contro il Porto (martedì 12 febbraio), sperando di riuscire a ritrovare quella marcia in più europea che ha caratterizzato fino a questo momento l’era di Eusebio Di Francesco.