Fonseca glielo ha detto subito, che avrebbe voluto testarlo esterno avanzato. Tanto che Alessandro Florenzi ha giocato persino qualche minuto in più del previsto nelle due amichevoli stagionali disputate dalla Roma contro Tor Sapienza e Trastevere, divertendosi anche da mediano, ma solo per necessità. Se, spesso è stato fatto il paragone tra la ricostruzione che fece Garcia nel 2013 e quella che è chiamato a fare Fonseca, un altro anello di congiunzione può essere dato proprio da Florenzi. Perché è stato il tecnico francese, sei anni fa, a spostarlo da mezzala ad esterno alto per la prima volta in carriera ad alti livelli. E potrebbe essere Fonseca a riportarlo in quella posizione. Come scrive la Gazzetta dello Sport, probabilmente nel corso della sua carriera non lo ha aiutato proprio questo aspetto del carattere. Nel momento in cui si stava imponendo come uno dei migliori esterni a tutta fascia del campionato, prima Garcia e poi Spalletti, per necessità, lo hanno spostato terzino. Sabatini lo definì il «nuovo Dani Alves» e anche se l’intento era quello di dargli fiducia non gli fece un favore. L’anno di inattività per il doppio infortunio al ginocchio ha fatto il resto, ma questi adesso per Florenzi sono solamente ricordi. Adesso, per lui, conta solo la Roma. E Conta guadagnarsi sul campo la stima dei compagni e i gradi di capitano, al di là della fascia, oltre che ragionare sul mercato. Il Tottenham, quando ha incontrato la Roma per Alderweireld, ha chiesto informazioni, ma per ora non se ne è fatto nulla. Stesso discorso, mesi fa, per l’Inter. Se dovesse arrivare qualcosa di concreto ne parlerà con la Roma, ma per ora i suoi unici pensieri sono rivolti solo a Fonseca e al suo gioco, che richiede un’estrema capacità di non disperdere le energie visto il pressing continuo. È questa una delle migliori qualità di Alessandro e pazienza se, lo scorso ottobre, aveva detto: «Io mi sento un terzino». Fonseca, evidentemente, la pensa in maniera diversa. E ha ancora un mese per dimostrarlo. Cosi come Florenzi ha ancora tempo per dimostrare che la fascia ereditata da Totti e De Rossi non rappresenta per lui un limite, ma una possibilità.