LA STAMPA – M. GRAMELLINI – Con un’iniziativa senza precedenti ma speriamo molte conseguenze, il direttore generale della Roma ha chiesto pubblicamente scusa al dirigente juventino Gianluca Pessotto per i cori degli ultrà romanisti durante la finale di Coppa Italia juniores: «Oh Pessotto, buttati di sotto». La nuova linea del disgusto era stata dettata da uno striscione apparso nella curva del Bologna: «Pessotto simulatore, si è buttato o era rigore?». Per fortuna Lucio Dalla ha fatto in tempo a non leggerlo. Il tifo calcistico è il bidet degli umori umani e la storia degli sfottò è costellata di slogan che auspicano la morte dell’avversario (la politica vi si è adeguata solo di recente, come testimoniano certe magliette e certe vignette). Ma nel caso di Pessotto si è andati molto oltre, canzonando un evento realmente accaduto: l’ex giocatore del Toro e della Juve – uomo sensibile, colto e perbene – nel 2006 tentò il suicidio al culmine di una crisi depressiva. Per non precipitare nello sconforto bisogna aggrapparsi al comunicato della Roma. Non so se dipenda dalla crisi economica, dal governo tecnico o da un improvviso sussulto di decenza, ma lo spread della vergogna si sta abbassando e il fatto che qualcuno ricominci a indignarsi e a scusarsi per lo schifo circostante, anziché giustificare sempre ogni eccesso in nome della libertà e dell’omertà, appare al momento l’unica lampadina accesa nel buio che c’è. Se poi la Roma butterà fuori dallo stadio quei farabutti, la lampadina diventerà un faretto.
Comments are closed.