Gaffe e silenzi, sembra una strategia

Gaffe e silenzi, sembra una strategia

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LEGGO (F. MACCHERONI) – Sarebbe un insulto all’intelligenza dei nuovi dirigenti della Roma e al nuovo allenatore considerare casuali gli interventi dialettici piovuti su Francesco Totti da parte di Baldini, DiBenedetto e soprattutto Sabatini. Nel fare piazza pulita, la società intendeva liberarsi di qualsiasi tipo di catena. E il contratto del capitano, praticamente eterno (oltre che oneroso), è evidentemente considerato tale. La stessa ricerca del confronto indiretto, attraverso la stampa, come le ultime durissime dichiarazioni di Sabatini, non può essere stato casuale. È un modo per ufficializzare la crisi. Quel numero dieci diventa soltanto un numero che scompare sotto le cifre di un ingaggio già pesante, che prevede anche i diritti d’immagine. E questo è un particolare indigesto, perché è sul merchandising che la Roma americana vuole costruire il proprio futuro.
Sotto l’aspetto tecnico, è comprensibile che un giocatore di 35 anni, con immenso carisma, crei imbarazzo a un giovane allenatore. Ma nel caso di Totti si è andati oltre. Luis Enrique deve ancora dimostrare tutto, naturalmente, ma è possibile che inciampi in errori come quelli visti in Europa
League? Il sospetto è che anche questo faccia parte di una strategia. Come la rincorsa a un’alternativa nel ruolo di centravanti. Al momento questa strategia
è sembrata dolorosa (per molti assurda), ma ora che la rosa è al completo, andrà valutata con i risultati. Nel frattempo è chiaro che l’approccio usato per il
rinnovo di De Rossi è completamente diverso. Sabatini avanza in punta di piedi. Nemmeno prova a dire che questo braccio di ferro «ucciderà la squadra». Con De Rossi non ci sono catene: e uno così, scatenato, fa paura. Totti non più.

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