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Garcia, un duro a Roma: «Sarò la vostra guida Non ho paura di niente»

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rassegnastampaCORRIERE DELLA SERA – G. PIACENTINI – «Non ho paura di niente». Nel suo primo giorno da romanista Rudi Garcia prova a tenere fede alla sua fama di duro, anche se la marea umana di giornalisti e telecamere che ci sono ad accoglierlo nella sala stampa di Trigoria un po’ di soggezione gliela mettono. «Più che ad una presentazione sembra di essere alla vigilia di una finale », dice tra il divertito e l’incuriosito. È questa la sua unica concessione, perché per il resto l’ex tecnico del Lille va avanti dritto per la sua strada. Frasi brevi e concetti chiari, per lasciare poco spazio all’interpretazione: «Sono qui per vincere, per far sì che la squadra si diverta giocando e faccia divertire i suoi tifosi. Ho mandato un sms a tutti i giocatori, per comunicargli la voglia che ho di parlarci singolarmente. Lavoreremo duro, questo è sicuro». Una promessa che somiglia ad una minaccia, per un gruppo che sembra avere bisogno di un sergente di ferro per rendere almeglio.

«Ognuno ha i suoi metodi di lavoro, ma se c’è una cosa lampante è che bisognerà lavorare. La Roma non ha bisogno di ritrovare l’anima perché ce l’ha già, l’importante è che la squadra vinca qualcosa. In ogni gruppo ci sono delle regole e ci deve essere una guida: io sarò la guida di questa squadra». Lo spogliatoio ha due leader, Francesco Totti e Daniele De Rossi, ma se sul primo Garcia si sbilancia («È un grandissimo, che avrà un ruolo fondamentale sia in campo che fuori») sul secondo è costretto a equilibrismi dialettici per evitare di peggiorare ulteriormente una situazione già pesante dopo le parole pronunciate nei giorni scorsi in Nazionale dal centrocampista, che forse per la prima volta in carriera sta prendendo in considerazione l’ipotesi di un divorzio. Garcia ci gira intorno («Ho grande voglia di incontrarlo, come tutti gli altri calciatori ha grande talento e può giocare in più ruoli, ma prima ci voglio parlare») ma per lui non usa mai la parola incedibile, come fece invece due anni fa Luis Enrique. «Non mi va di parlare individualmente dei calciatori, stiamo ragionando con Sabatini su quale faccia avrà la Roma nella prossima stagione».

Sul mercato, però, tiene a specificare che non sarà uno yes man del ds Sabatini: «Tutte le decisioni le prenderemo insieme, nessuno verrà a Roma senza il mio assenso. Il portiere? Per una grande squadra ci vuole un portiere molto forte, quindi ne troveremo uno efficace». Si definisce «ambizioso» come persona e «un diesel» nel lavoro: «A Lilla però quattro volte su cinque ci siamo qualificati per l’Europa. La mia filosofia di gioco non cambierà. Se si gioca bene ci sono più possibilità di vincere la partita, ilmio obiettivo è sempre quello di fare un gol più dell’avversario. L’importante è che ci venga dato tempo di lavorare, anche se nel calcio il tempo non c’è mai». Non sembra preoccupato del fatto che da buona parte dei tifosi sia considerato, nella migliore delle ipotesi, una terza scelta dopo i rifiuti di Allegri e Mazzarri: «Sono in contatto con la Roma da due anni, siamo in un grande club, con una proprietà ambiziosa e per me è un orgoglio essere qui. La cosa importante non è essere la prima scelta di una squadra, ma essere l’allenatore della squadra».

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