Una freccia nell’arco di Rudi Garcia, con i lanci al millimetro di Totti che lo rendevano pericoloso per qualsiasi avversario. Treccine al vento, fascetta in testa pericolosamente in bilico, gol (26 in 88 gare) e assist a ripetizione. Ha funzionato per un bel po’, ha esaltato non poco i tifosi giallorossi, impazziti per l’ivoriano che volava sulla fascia e faceva sognare traguardi mai, però, raggiunti. Storia romanista di Gervinho, arrivato nello scetticismo e partito nel rammarico.
RIPARTENZA CAPITALE. Richiesto espressamente dall’allora tecnico Rudi Garcia, l’ivoriano venne acquistato quasi malvolentieri dal ds Sabatini che versò nelle casse dell’Arsenal 8 milioni. In più, i tifosi dei Gunners mandano sui social messaggi e video tra lo scherno e l’avvertimento che mettono in ansia il pubblico romanista, visti i numerosi errori soprattutto in fase di finalizzazione che sciorinava il calciatore. Ma a Roma e con l’allenatore col quale vinse lo scudetto al Lille nel 2011, la “freccia nera” si ritrova, protagonista di una prima stagione che per la squadra inizia come meglio non si poteva, 10 vittorie in 10 gare e tante speranze per il successo finale. La corsa giallorossa poi rallenta ma il secondo posto finale riporta la Champions nella capitale e Gervinho regala splendide giocate ed una concretezza inaspettata, chiudendo l’annata 2013/2014 con 37 presenze e 12 reti. Da ricordare la sua Coppa Italia di quell’anno: intanto, il suo gol più bello, col tacco al volo con cui il 21 gennaio 2014 trafisse la Juventus in Coppa Italia, portando la Roma in semifinale e la doppietta nella gara di andata contro il Napoli, ma il 3-2 fu ribaltato dagli azzurri al San Paolo, perdendo così l’occasione di disputare la finalissima all’Olimpico.
Nella stagione successiva paga qualche infortunio di troppo ma, soprattutto, si assenta dalla Capitale per due mesi per partecipare alla Coppa d’Africa che vince con la sua Costa d’Avorio, che di fatto però segna l’inizio della fine della sua esperienza romana. Torna in città dopo essere rimasto a casa sua più del concordato per festeggiare la vittoria storica del trofeo continentale e non è più il calciatore che i tifosi ricordano. Accompagnato dall’amico e collega Doumbia, che si fa ricordare più per gli atteggiamenti da lama che per i suoi gol, Gervinho è la discontinuità fatta calciatore e alla fine della stagione 2014/2015 le presenze sono 34 ma le reti solo 7 con 6 assist.
ADDIO E RIMPIANTI. Inizia la stagione successiva con aspettative maggiori e il rendimento sembra essere all’altezza dello splendido primo anno, ma al successo personale non coincide quello di squadra, perchè nel frattempo la Roma non va benissimo nonostante l’arrivo di Salah dal Chelsea e di Dzeko dal Manchester City. Nel gennaio 2016 i numeri del 27 sono comunque di tutto rispetto, con 17 presenze, 7 reti e 2 assist, ma la Roma colleziona pessime figure a ripetizione, culminate nell’eliminazione casalinga con lo Spezia dalla Coppa Italia nel dicembre 2015. Il 13 gennaio del 2016, dopo l’ennesimo pareggio, Rudi Garcia viene esonerato ed inizia l’era dello Spalletti bis. Gervinho, qualche mese più tardi, confesserà che la sua voglia di Roma era terminata e così saluta tutti, direzione Cina.
Il treno ora ha rifatto tappa in Italia, a Parma, dove sta regalando ancor magie e sogni ai sostenitori gialloblu. Sabato incontrerà per la prima volta da avversario la sua Roma, nella quale “ho imparato la cultura calcistica, il modo di vedere e intendere il calcio con una certa intensità. La Roma è stata la squadra ideale per farmi capire cosa fosse il calcio per gli italiani. Lì si vive di calcio sette giorni su sette e se perdi è meglio non uscire di casa. A Roma mi sentivo a casa, sole e caldo. E poi è una città bellissima per la sua storia”. Proverà a farsi rimpiangere dai suoi ex tifosi, sapendo che per la difesa giallorossa ci sarà un gattone nero difficilissimo da fermare, soprattutto quando sfodera gli artigli e mette il turbo.