IL MESSAGGERO – A. ANGELONI – Fa sempre un certo effetto sapere di calciatori arrestati, fu così anche nei primi anni ’80, quando scattarono le manette per alcuni big della serie A. Ragazzi che hanno fatto divertire i propri tifosi e ora piangono la loro decadenza. Successe all’epoca, si ripropone oggi, con la stessa risonanza mediatica. Uno che non è mai decaduto è Gigi Riva, che il calcio lo ha giocato quaranta anni fa e che oggi lo vive da dirigente della Figc. Ruoli diversi ma di lui resta intatta quell’immagine pura che si porta dietro da sempre. Oggi in azzurro fa un po’ da papà di tutti i convocati azzurri da Azeglio Vicini a Cesare Prandelli. E così sarà anche oltre. è successo che in nazionale, Riva abbia conosciuto anche Doni e Sartor, due dei diciassette arrestati.
Riva, che effetto le ha fatto sapere di questi arresti?
«Doni è stato con noi in nazionale per un bel po’, Sartor molto meno, ha fatto solo qualche apparizione. Cristiano ha fatto un’ottima carriera, ha toccato l’apice con il mondiale in Corea e Giappone, sinceramente mi dispiace per il ragazzo, umanamente. Sono cose spiacevoli, anche se non mi piace dare sentenze».
Il calcio è sempre più ridotto male.
«Così come è sempre più ridotto male il nostro paese. Ogni giorno su più fronti ci sono degli arresti, dalla criminalità organizzata alle storie di tutti i giorni. Senatori, onorevoli si sono imbattuti in scandali. È tutto così ormai. Il calcio non è un isola a parte, è solo lo specchio della nostra società. È strano è grave vedere i calciatori, che in genere guadagnano bene, cadere in certi errori».
È vero, ma in B si guadagna meno e molte società non pagano gli stipendi con regolarità. Magari è più facile che emergano casi di scommesse clandestine, per i giocatori è un modo per guadagnare di più.
«Il fatto di guadagnare di meno non è una giustificazione. Chi sbaglia, a qualsiasi livello, deve pagare seriamente. È l’unico modo per dare un esempio. E poi anche in A, in passato, ci sono stati casi di questo tipo. Ricordiamo tutti lo scandalo degli anni ’80».
Ai suoi tempi succedeva?
«Noi scommettevamo una cena. Punto. Quello era un calcio più genuino, a misura d’uomo. Oggi è completamente diverso».
In cosa?
«Si dà spazio ai furbi. Oggi si è portati a pensare che sia più facile vivere se si è prova a fregare qualcuno. Ma è una scelta sbagliata».
Comunque il calcio ne esce male.
«Ora è il momento delle riflessioni comuni e tutto sembra da buttare. Ma come sempre troveremo il modo per uscirne. Il calcio non muore mai, anche se certe vicende sono spiacevoli. Non bisogna essere teneri, chi ha sbagliato deve pagare. Questo deve essere il punto di partenza».
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