Due operazioni, tre volendo considerare anche il prestito secco di Huijsen, che regalano uno squarcio sulla Roma che verrà. Perché c’è stata una Roma avanti Mourinho e un’altra dopo che sta muovendo i primi passi. Una Roma dove prima girava tutto intorno all’ape regina portoghese che dettava tempi, modi, strategie e soluzioni. Una stella cometa che con la sua scia inglobava tutto il mondo giallorosso.
Come scrive il Messaggero, la scelta di De Rossi è stato il primo segnale. Il mercato, improntato su calciatori di qualità e con scarsa fisicità (Angeliño e Baldanzi a fatica superano i 170 centimetri) il secondo. La comunicazione, il terzo. Sia rivolta verso l’interno (si è passati nell’analisi della rosa da “Il potenziale delle squadre da top 4 non è paragonabile con noi ma la gente pensa che io mi chiami José Harry Potter” a “Ho giocatori forti”) che all’esterno. Il rigore concesso al Verona ha lasciato qualche dubbio per un blocco ricevuto da Bove in mediana. Ma né in campo né dopo, è stato fatto una accenno.