IL ROMANISTA – V. META – Il tridente più giovane d’Italia ha in tutto cinquantasette anni e fra Serie A e Primavera ha segnato quattordici gol ed è un peccato che abbia debuttato nella partita più corta dell’anno. Fabio Borini, Erik Lamela e Giammario Piscitella compiranno rispettivamente 21, 20 e 19 anni soltanto a marzo, ma quando li ha schierati titolari al Massimino Luis Enrique non deve aver guardato la carta d’identità. «All’estero non stanno a guardare quanti anni hai: se sei bravo, giochi». Le parole di Fabio Borini, uno che ha lasciato l’Italia a sedici anni per ritrovarla a venti e giocare in Serie A, descrivono alla perfezione l’atteggiamento di Luis Enrique, arrivato non a caso da una realtà come quella di Barcellona, che quanto a valorizzazione del settore giovanile fa scuola da anni. Una delle prime cose che ha fatto appena insediato a Trigoria è stato chiedere il dvd della finale scudetto Primavera, tanto per cominciare a segnarsi qualche nome. A Riscone di quei ragazzi ne ha portati cinque: Antei oggi è titolare al centro della difesa del Grosseto e anche in Under 21, Viviani ha esordito in A contro la Juventus, Caprari è appena passato al Pescara di Zeman, Verre ha giocato in Europa League a 17 anni, Pigliacelli ha sette convocazioni in prima squadra. Non male per ragazzi che, con la sola eccezione di Caprari, in prima squadra si erano affacciati al massimo per qualche allenamento.
Da allenatore dei giovani – il Barcellona B, qualcosa di più di una Primavera – ai giovani che con un allenatore così stanno crescendo. «Tratta tutti allo stesso modo, mi ha messo subito a mio agio», ha detto Giammario Piscitella, l’ultimo dei ragazzi del vivaio promossi da Luis Enrique dopo il primo allenamento con la Roma, appena tre giorni prima di esordire in Serie A e non in una partita come le altre, per quanto al momento del suo ingresso il risultato fosse ampiamente acquisito. Piscitella con l’Inter dopo Viviani con la Juve, l’età non conta per le sfide che contano.
Due scudetti in due anni con Allievi e Primavera non sono un caso: a Trigoria con i giovani ci sanno fare, ma prima ancora che i titoli in bacheca lo confermano i giocatori di scuola Roma che giocano fra Serie A e B. Della Primavera campione d’Italia nel 2005 in tre sono ancora in giallorosso (Rosi, Greco e Curci), Cerci è alla Fiorentina, Okaka al Parma, Grillo e Freddi sono titolari in B rispettivamente nel Varese e nella Reggina. Rosi, Greco, Curci, Okaka e Cerci erano riusciti a esordire in prima squadra prima di andare via in prestito (Rosi era addirittura titolare con Spalletti a vent’anni), dopo di loro in A non ha esordito più nessuno fino a Crescenzi, D’Alessandro e Stoian (gli ultimi due contro la Juventus), poi c’è stato Pettinari, ma né Spalletti né Ranieri hanno dato seguito a quei pochi minuti. Il primo a insistere su un giocatore è stato Vincenzo Montella con Caprari (quattro presenze fra campionato e Coppa), mentre per Florenzi l’esperienza in prima squadra si limitò a una manciata di minuti nel finale della partita con la Sampdoria. Oggi l’ex capitano della Primavera è un insostituibile nel Crotone, ha già segnato cinque gol in Serie B e fra i suoi esimatori c’è anche Ciro Ferrara, che gli ha consegnato la maglia numero dieci dell’Under 21.
Intanto il tridente più giovane d’Italia aspetta la prossima chance. E forse non è un caso che l’unica squadra che potrebbe schierare un attacco altrettanto giovane è il Pescara di Zeman, con Immobile (’91), Insigne (’92) e Caprari (’93), non fosse che il fantasista di scuola Napoli al momento è fermo per infortunio. Ma se i tre attaccanti di Zeman sono in prestito, Borini, Lamela e Piscitella sono tutti della Roma. Il futuro non è precario
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