IL MESSAGGERO (U. TRANI) – I primi sintomi, anche abbastanza evidenti, si sono manifestati già domenica pomeriggio a Marassi nella partita persa contro la Sampdoria in campionato. E, a distanza di 3 giorni, sono riapparsi mercoledì sera all’Olimpico nel match contro il Cesena in Coppa Italia. La stanchezza, più fisica che mentale, ha improvvisamente colpito la Roma, subito vulnerabile nell’assetto e fiacca nel gioco. Il calo atletico, nella fase cruciale della stagione, ha quindi avuto subito la priorità nel dibattito quotidiano a Trigoria. Spalletti non ha nascosto il problema che si è presentato in forma più aggressiva di quanto lo stesso allenatore avesse messo in preventivo. Lo ha raccontato, 2 giorni fa, nella notte di coppa, cercando di trovare la motivazione per la fatica accusata dai giocatori nell’ultima gara: «Facciamo un lavoro corretto sull’impostazione, stiamo attenti a pesare ogni sforzo. Poi, però, questa voglia o questa ricerca del risultato, del massimo e della vittoria contro chiunque, e le partite ravvicinate, ti creano tensione che si riflette sui muscoli». Lucio, pur senza escludere la questione psicologica, ha ammesso di essere stato colto di sorpresa: «Ci siamo trovati qualche complicazione nei muscoli che non mi aspettavo» .
MASSIMO SFORZO – Già, gli straordinari. Diversi titolari sono abituati a non fermarsi mai. E la full immersion può pesare soprattutto nella corsa scudetto (quindi anche per il 2° posto che garantisce l’accesso diretto alla prossima edizione della Champions League). La Roma, tra le formazioni di alta classifica, è quella che ha più calciatori utilizzati per oltre 2000 minuti (comprese le coppe e tenendo conto che i giallorossi hanno dovuto affrontare pure le 2 gare dei playoff contro il Porto): Szczesny, Fazio, Manolas, Bruno Peres, Nainggolan, Strootman, Dzeko. Il Napoli terzo è ancora fermo a 5: Reina, Hysaj, Hamsik, Callejon, Insigne; e anche l’Inter è a 5: Handanovic, Miranda, Murillo, Candreva e Icardi. Ma la vera differenza è con la Juve capolista che ne ha solo 3 (con 2 partite meno della Roma, ma con le stesse del Napoli e dell’Inter, avendone 1 da recuperare in campionato e 1 in più di Supercoppa italiana): Buffon, Khedira e Higuain. Se si tolgono i portieri titolari, la differenza è 1 a 3 (cioè appena 2 i bianconeri, mentre sono 6 i giallorossi stakanovisti) e quindi ancora più pesante.
MINIMA SCELTA – La Roma, nel raffronto con le big d’alta classifica, è al 4° posto come giocatori utilizzati in campionato: 18 e, dunque, turnover parziale o insufficiente. Iturbe, il 19°, è andato via. Come Seck che, insieme con Alisson e Mario Rui, fa comunque parte dei calciatori usati solo per le coppe. In serie A, la Juve è già a 24, il Napoli a 22 e l’Inter a 20. Gli straordinari chiesti da Spalletti sono certificati da chi rappresenta il gruppo storico: Szczesny (22 presenze su 22 in campionato e neanche 1 minuto saltato), Dzeko (22), Fazio e Nainggolan (21), Strootman ed El Shaarawy (20), Peres (19), Manolas, De Rossi e Perotti (18), Salah (16), Emerson e Paredes (15) e Ruediger (12). Totti solo 9 (1 da titolare) e Juan Jesus 11 (7 dall’inizio). Altre curiosità: gli 857 minuti di El Shaarawyin 20 gare. E soprattutto i 648 minuti di Paredes in 15 match e i 621 proprio di Juan Jesus, meno di Florenzi (749 minuti, ma con 9 gare). La rosa, insomma, è ristretta a 14 giocatori (11 titolari e 3 cambi in corsa). Buoni, ma comunque pochi. Oggi più di ieri.