HISTORY MATCH PROGRAM – Quando anche Giulietta, affacciatasi al balcone, gridò :“Chi tifa Roma non perde mai”…

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    Chievo – dal latino “Clivius Mantici” , “la collina del bosco mistico” – un borgo di 2500 abitanti limitrofo alla città di Verona, piccola frazione nata in epoca preromana, e divenuto dal Medioevo in poi un forte inespugnabile poiché situato  in una posizione strategica, su un colle rialzato e bagnato per tre lati  dai fiumi.

    Non è l’incipit di una lezione di storia, ma semplicemente l’origine di una meravigliosa favola, che ha dato alla luce una squadra di calcio, rappresentativa di un piccolo quartiere, che dall’inizio del nuovo millennio è stabilmente nel novero delle venti dame del nostro massimo campionato, resa grande dalle imprese sul campo di Marazzina, Perrotta, Corini e compagni, sotto la guida di mister Gigi Del Neri.

    Un’utopia irraggiungibile, divenuta in pochi anni una splendida realtà del calcio italiano, fenomeno studiato anche all’estero sia sul piano societario sia sul piano tecnico; creatura del duo Campadelli-Sartori artefici di quello che, da tanti addetti ai lavori, è stato definito il “miracolo” calcistico dell’epoca moderna, in grado di raggiungere addirittura il preliminare di Champion’s League.

    Domenica pomeriggio la Roma affronterà il Chievo a pochi passi dall’Arena (mini riproduzione del ben più maestoso Colosseo) e i numeri di questa gara sorridono pienamente ai giallorossi: 10 sono infatti i precedenti in terra veneta, 6 pareggi e 4 vittorie per i capitolini, quasi mai una gara scontata, quasi sempre una partita piena di emozioni e di goal.

    Da Emerson a Totti, da Cassano a Dacourt, da Vucinic a Tommasi, ma soprattutto da De Rossi a De Rossi… quel siluro scagliato da distanza siderale  alle spalle di Squizzi, il 16 maggio di due anni fa,  regalava alla Roma di Ranieri il 2-0 e l’illusione per oltre 45 minuti, di tornare sul tetto d’Italia dopo dieci anni, prima della doccia fredda proveniente da Siena, dove Milito all’inizio della ripresa insaccava alle spalle di Curci. spegnendo definitivamente le speranze tricolore dei tifosi giallorossi; speraze in realtà già quasi del tutto infrante due settimane prima, quando  in un Olimpico stracolmo la Samp di Del Neri (proprio quel Del Neri lì) e del duo Pazzini-Cassano (si Fantantonio, a segno nel 3-0 del 2002 rifilato ai canarini veneti prima di Natale) aveva interrotto la serie di ventiquattro risultati utili consecutivi, consentendo ai blucerchiati di ottenere il pass per i preliminari di Champion’s.

    In quel caldo pomeriggio di metà maggio, il Bentegodi si era tinto di oro e porpora: oltre 10 mila tifosi giunti dalla capitale, una Verona invasa e travolta pacificamente dalla passione infinita di un popolo che, nonostante tutto, credeva ancora nel trionfo e improvvisamente uno striscione esposto a metà del secondo tempo,  che recitava – “chi tifa roma non perde mai”… frase divenuta nel giro di poche ore il manifesto programmatico della romanistità militante.

    Scenario totalmente diverso quello dello scorso anno, quando una Roma, senza obiettivi, disputò contro i clivensi una delle gare più scialbe del suo mediocre campionato : 0-0 il risultato finale, con Luis Enrique quasi dimissionario, e la celebre rincorsa all’indietro, stile gambero rosso, del povero Josè Angel, simbolo di una stagione scellerata e troppo brutta per esser vera, poi conclusasi di lì a poco con un mortificante settimo posto.

    La Roma americana (e di Micheal Bradley ex d’eccezione insieme a Simone Perrotta) nel frattempo è ripartita e ha inserito sul suo computer di bordo le coordinate di Zemanlandia, costretta ad abbandonare dopo pochi mesi quel “magnifico errore” rappresentato della rotta  blaugrana : dopo un inizio di stagione decisamente al di sotto delle aspettative, sembra risuonare finalmente la sinfonia Boema , con 5 vittorie nelle ultime 6 partite, un gioco offensivo ma al contempo equilibrato, un’identità tattica chiara, l’esplosione di alcuni giovani importanti (Marquinhos, Lamela e Pjanic su tutti) quel pizzico di sana concorrenza e soprattutto una coesione di gruppo che, combinata alla straordinaria qualità della rosa, potrebbe risultare decisiva per la lotta all’Europa che conta.

    Zeman c’ha sempre creduto – “questa squadra può lottare con tutti, ci mancano 8 punti, ora dobbiamo stare zitti e pedalare”,  così come i dirigenti, i giocatori pian piano sembrano aver compreso ciò che il tecnico richiede in campo e in allenamento…nonostante il Chievo di Eugenio Corini sia una squadra ostica, che arriva da due vittorie consecutive in trasferta (contro Cagliari e Genoa), con un Paloschi ritrovato (5 reti in 5 partite), se anche questa volta Giulietta, affacciandosi al balcone del Bentegodi, dovesse sorridire ai giallorossi, si creerebbero le condizioni ideali per un Roma-Milan alla vigilia di Natale da tutto esaurito… neve e Maya permettendo…

     

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