Mats Hummels ha rilasciato un’intervista ai microfoni de il Messaggero. Ecco le sue parole:
A che punto è la sua condizione fisica in vista del derby?
Se non fossi stato male un paio di volte, parleremmo del cento per cento. E invece un paio di influenze mi hanno un po’ debilitato. Sto però recuperando il ritmo partita, mi alleno con regolarità e sto tornando in forma, nel complesso sono content”.
Quali parole ha utilizzato Ranieri per recuperarla?
“È venuto, mi ha preso da parte già il primo giorno e ha cominciato a parlare dicendo che mi conosceva, che mi ha sempre seguito negli ultimi dieci anni, che gli piaceva il mio modo di giocare e che aveva visto sia la semifinale che la finale dell’ultima Champions. Non aveva dubbi che avrei avuto un ruolo importante con lui. Mi ha subito detto che mi avrebbe fatto giocare e che avevo la sua fiducia”.
Fiducia che non c’è stata con Juric.
“Aveva le sue idee di calcio, su come giocare, le sue opinioni. Evidentemente non ero abbastanza in condizione per essere funzionale al suo gioco, ma non ho avuto nessun problema con lui. Non mi ha dato la possibilità di giocare e basta. Credo tra l’altro sia una brava persona. Una situazione anomala, in 18 anni di carriera avevo sempre mostrato il mio valore, anche nelle grandi partite”.
Nel calcio può accadere che un allenatore non veda un calciatore. L’anomalia è che lei non ha mai avuto una possibilità. Come è stato possibile?
“Non so il motivo. Se un giorno lo rivedrò glielo chiederò perché, ripeto, con me è stato sempre gentile e carino. Il problema è che quando faceva la formazione io non c’ero mai. Non posso dire di più su questo, veramente non lo so”.
È vero che alla vigilia con l’Union St Gilloise è stato provato titolare e poi non ha giocato?
“L’allenamento in questione era quello precedente alla rifinitura. Ci alternammo io e Cristante nel ruolo e alla fine optò per Bryan”.
Cosa ha pensato quando Juric l’ha fatta entrare a Firenze sul 4-1, con la squadra in 10 e ormai alla deriva?
“Mi sono detto di non fare niente di stupido, di giocare semplice. Nemmeno il tempo di pensarlo che ho fatto autogol. A quel punto mi è venuto quasi da ridere, era un momento in cui stava andando tutto male. Nella mia vita ho sempre cercato di affrontare le situazioni negative con umorismo, filosofia e lavoro, pensando che poi le cose prima o poi si aggiustano”.
Cosa che in seguito è avvenuta. Intanto però la Roma ha cambiato tre allenatori e la classifica resta quella che è.
“Se non sei Duplantis che vince sempre, quando fai sport a questi livelli sei consapevole che il periodo negativo può capitare. Ho cercato di accettare la situazione. Con Ranieri ero certo dal primo giorno che tempi migliori sarebbero arrivati. I giocatori sono forti, la squadra ha qualità”.
Lei è un tedesco atipico: da dove nasce questa ironia? E pensa di averla pagata con qualche post poco gradito su Instagram?
È il mio modo di essere, sono così con tutti. I social non li uso per scopi commerciali, mi piace farmi conoscere in questo modo. Se a qualcuno non sono piaciuti, mi dispiace, ma non è un mio problema. Se non insulto nessuno, faccio come voglio”.
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In Germania non ha vissuto derby veri e propri. Che idea si è fatto della sfida con la Lazio?
Ci sono molte partite sentite da noi, Dortmund-Schalke ad esempio è una di queste, anche se le squadre non sono della stessa città. È però qualcosa di molto simile perché i due centri distano pochi minuti. C’è grande partecipazione, impegno in campo, grande agonismo. Qualcosa del derby di Roma ho iniziato a capirlo l’altro giorno nell’allenamento al Tre Fontane. Sappiamo che conta per i tifosi, sono vittorie speciali che valgono doppio”.
Le piacerebbe trovare ancora Ranieri l’anno prossimo alla guida della Roma?
“Parliamo di un grande allenatore, un top class, l’ho capito dal primo momento in cui l’ho visto. Ha una naturale autorevolezza, si intende di giocatori, non deve alzare la voce per farsi capire e ascoltare. È gentile, sarebbe un grande tecnico per qualsiasi squadra, specialmente a Roma. Intanto devo capire cosa farò, ma lui sicuramente è un grande, da tenersi stretto”.
Quindi non ha ancora deciso il suo futuro?
“No. Deciderò in estate. Ma qualora dovessi restare, sarei felicissimo di essere allenato ancora da lui”.
Perché la scorsa estate ha detto no al Bologna che avrebbe disputato la Champions?
“Eravamo vicinissimi, mi fecero un’ottima impressione: allenatore, staff, ambiente e struttura. Poi però nel momento di dire di sì non ero convinto al 100% e ho declinato la proposta”.
Ha dato qualche consiglio a Pellegrini per superare il momento di difficoltà?
“Ci parlo spesso. Credo sia un grande capitano, mi è stato vicino nel periodo in cui non giocavo, si è sempre preso cura di me. È un grande giocatore, una bella persona. È stato sfortunato in alcune occasioni, gli è mancato quel pizzico di fortuna che a volte serve per far girare la carta. Le cose miglioreranno sicuramente, se lo merita”.
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E la Roma come è arrivata?
“L’ho scelta per De Rossi. Daniele mi ha fatto subito un’ottima impressione”.
E cosa ha pensato dopo che è stato esonerato?
“È stato uno choc non solo dal punto di vista calcistico ma anche a livello personale. Anche perché nemmeno una partita dal mio arrivo e già non c’era più. Ho un figlio che vive a Monaco, avevamo parlato di soluzioni per facilitare questo rapporto con Daniele, l’esonero ha scombussolato tutti i piani”.
Le piace vivere a Roma?
“La amo. Adoro la sua cultura, la sua gente. Il meteo non è poi così male… Mi piacciono le sue vibrazioni, è piena di persone carine, rispettose, curate anche nell’abbigliamento. Zone che frequento di più? Trastevere, il top”.
La Roma deve concentrarsi sulle coppe o crede possa arrivare in zona Europa attraverso il campionato?
“Dobbiamo concentrarci su tutto. Abbiamo un’ottima squadra, ampia e la panchina ha qualità. Tutto per tornare nelle prime 5-6 posizioni”.
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In carriera ha giocato con molti campioni. Dybala è uno di questi?
“Ho amato Paulo per tanti anni, vederlo giocare era sempre bello, vede le cose in modo diverso rispetto agli altri, come quel passaggio per Pellegrini a Milano sul finale di partita. È molto intelligente, un sinistro magico, ed è un bravissimo ragazzo. Poter giocare con lui è una delle ragioni per cui sono venuto qui”.
Le piacerebbe fare l’allenatore in futuro?
“Forse lo diventerò, non lo so, mi piacerebbe avere una squadra e sviluppare un’idea di gioco, ma faccio questa vita da tanti anni e vi assicuro che è abbastanza stressante. Quando smetterò, dovrò riposarmi per un po’, staccare la spina e recuperare. Poi ci penserò”.