Nel calcio moderno lo stadio di proprietà consente di incrementare le leve gestionali a disposizione dei club e di produrre un incremento dei ricavi. Un nuovo impianto comporta innnanzitutto una più cospicua e a sidua presenza dei tifosi in tribuna, con aumento dei ricavi dalla biglietteria e della vendita degli abbonamenti.
Come scrive la Gazzetta dello Sport, c’è poi il discorso legato all’esperienza dei fan prima, durante e dopo i canonici 90 minuti. Una struttura pensata a misura di spettatore può infatti comportare la crescita del ricavo medio per posto disponibile. Una struttura innovativa può consentire di esplorare pure i benefici legati all’area hospitality. Il discorso si può poi allargare anche oltre al ‘matchday’ da un lato proponendo visite guidate e museo sempre aperto tutta la settimana, dall’altro digitalizzando la struttura così da commercializzare l’esperienza anche on line.
Non solo maggiori ricavi, ma anche patrimonializzazione. Lo stadio di proprietà è infatti un asset da iscrivere nello stato patrimoniale, cosi da aggiungere un’altra immobilizzazione accanto al valore immateriale dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori. Esempio: la Juve ha visto crescere i ricavi da stadio dai 12 milioni del 2010-11, l’ultima stagione giocata all’Olimpico, fino ai 74 milioni dell’anno pre Covid, il 2018-19. L’esperienza straniera dimostra che nell’anno di inaugurazione della nuova struttura i soli ricavi da stadio (non considerando l’area commerciale) aumentano mediamente tra il 60 e il 70%. Per la Roma vorrebbe dire aggiungere una ventina di milioni ai 30 che aveva toccato prima della pandemia.