CORRIERE DELLA SERA – P. TOMASELLI – Più controlli antidoping (e fatti meglio) per il calcio. Lo invoca la Wada, attraverso il suo presidente John Fahey, che oggi incontrerà il numero uno della Fifa: «Servono test anti Epo sul sangue. Il presidente Blatter ha detto che ci sarà il passaporto biologico al Mondiale 2014». Considerato che mancano sedici mesi al calcio d’inizio sembra un’impresa disperata, perché per implementare il sistema che raccoglie i parametri ematici degli atleti ci vuole più tempo. Ma adesso che il caso Armstrong ha lasciato la bicicletta con le ruote a terra, gli effetti si fanno sentire su tutto il mondo dello sport: se i controlli non hanno smascherato all’epoca «il più grande sistema doping della storia» figurarsi il resto.
E quindi anche il calcio, coinvolto nell’Operacion Puerto per adesso solo attraverso la Real Sociedad (seconda nella Liga 2003 dietro al Real Madrid), deve rendere conto di quello che fa per fronteggiare il problema. Perché, come ha sottolineato Fahey «è tra gli sport più in ritardo: un giocatore può passare anni senza fare controlli antidoping ». Eppure i numeri dicono che il calcio, tra sangue e urina fa più test di tutti (28.578 nel 2011). Nel 2012 la Fifa però ha fatto solo 662 test sul sangue: il ciclismo sfonda quota 5 mila. «Non si impara a parare, dribblare o lanciare la palla dopandosi—sostiene il vicepresidente del Milan, Adriano Galliani —. Il doping ci sarà, probabilmente, però meno che in altri sport. Il calcio comporta sforzo fisico ma anche abilità e non credo che le sostanze dopanti facciano imparare a stoppare la palla…». Dipende: con la lingua sotto i tacchetti per la fatica è più difficile mostrare la propria classe. Tanto che l’allarme lanciato da Fahey è partito dai controlli sull’Epo: benzina super per gli sport di resistenza, ma forse anche per chi corre oltre dieci chilometri a partita per 50-60 gare a stagione. «L’eritropoietina resta sempre uno dei nemici principali in tutte le discipline—sottolinea l’ematologo Giuseppe D’Onofrio, perito dell’accusa al processo che ha riguardato la Juventus —. Oggi viene usata in maniera più furba, anche come coprente delle trasfusioni. Il calcio italiano? È stato tra i primi nel 2003 a fare i controlli sul sangue, ma si facevano male».
La Federcalcio però sta già studiando la possibilità di varare il passaporto biologico (ne parlerà con le società di A e B nell’incontro del 28 febbraio) e per il 2013 ha già predisposto controlli su 942 gare per un totale di 2.804 campioni, con controlli ematici su 300 di questi. Qualcosa evidentemente si muove e Giuseppe Capua, presidente della commissione antidoping della Figc manda un messaggio al numero uno dellaWada: «Noi siamo più avanti nei controlli sangue-urina rispetto agli altri Paesi, maFahey non conosce la nostra realtà…». Nello specifico però resta il fatto che i (pochi) test sull’Epo effettuati dopo la partita hanno scarsissima efficacia. «Il fatto che i controlli vengano effettuati solo in occasione delle gare la dice lunga sulla loro efficacia ed è una chiara forma di protezione — attacca Sandro Donati, punto di riferimento nella lotta globale allo «Sport del doping», titolo del suo ultimo libro —. Ci vuole un organismo terzo per fare anche i test a sorpresa: gli ispettori dei controlli non possono essere deputati dalla Federcalcio ». Ma il doping nel calcio c’è o non c’è? «Non credo che il presidente della Real Sociedad abbia avuto le allucinazioni: il ricorso ai sistemi di Fuentes riguardava anche squadre più importanti. Ma è ipocrita dire che gli sport sono tutti uguali: il sistema non ha la forza necessaria per andare a fondo, perché le ripercussioni economiche sarebbero enormi. Eminimizzare o negare il fenomeno come fanno i dirigenti sta producendo disastri, per la salute e per la cultura sportiva».