IlRomanista – D.Lo Monaco – Sono questi i giorni in cui Pallotta sta incontrando uno a uno i dirigenti che potrebbero insediarsi a Trigoria nelle prossime settimane e ad affiancarlo in questo difficile compito c’è solo il fido Alex Zecca, l’unico dirigente americano (peraltro senza nomina) con un briciolo di competenza calcistica in grado di dargli il consiglio giusto. Baldini è tuttora in Sudafrica (ma sta rientrando a Londra), i dirigenti italiani solitamente a Roma (in questi giorni a Doha), Massara si sposta da Trigoria solo in missione. Così a decidere il nuovo direttore sportivo (che si tratti di confermare Massara o di un altro nome, si vedrà) sarà Pallotta. Da solo.
Franco Baldini non rivestirà alcuna carica ufficiale e continuerà ad essere il consulente privilegiato di Pallotta. L’ex dg della Roma ritiene di non avere (più) le conoscenze/competenze necessarie per dirigere una squadra di calcio nella scadenza quotidiana degli avvenimenti. Ma forse è proprio il fatto di restare al di fuori di ogni responsabilità diretta di gestione che gli consente di valutare, conoscere, ponderare, saggiare e magari incontrare profili ad ogni livello di professionismo calcistico, tutti a disposizione su un’agenda di un telefono che può raggiungere chiunque e a cui nessuno si sogna di non rispondere. E alla fine questo patrimonio di informazioni è una miniera preziosissima da cui attingere, se ti chiami Jim Pallotta, hai un’esperienza specifica relativa e vuoi avere consulenti di primo livello anche al di fuori della ristretta rosa dei tuoi dirigenti.
Chi sono i dirigenti del casting di Pallotta? I nomi più o meno sono usciti già: si tratta dello stesso Massara, di Gianluca Petrachi (sotto contratto con il Torino), di Daniele Faggiano (al Parma), di Luis Campos (in scadenza con il Lille), di Walter Sabatini (legato alla Sampdoria, ma per lui conta anche il carico di simpatie e antipatie che il suo nome inevitabilmente suscita dentro Trigoria) e, nome nuovo, di Sven Mislintat che non è un direttore sportivo maun titolatissimo “superscout”, un acchiappatalenti, che dopo aver fatto le fortune del Borussia Dortmund è stato un anno all’Arsenal e ora ha appena divorziato dai Gunners per via di qualche incompatibilità caratteriale con il capostruttura. Lo chiamano “Occhio di diamante”, il suo nome è balzato fuori in vista di una eventuale diversa organizzazione della struttura, più orizzontale: con Massara ad occuparsi del mercato, Totti principale riferimento tecnico per allenatore e squadra e appunto lui, Mislintat, a segnalare i talenti. La letteratura su questo 46enne biondissimo tedesco è fiorente. Sven ha assunto un peso specifico al Dortmund perché appena assunto consigliò due ragazzi che hanno contribuito a fare le fortune della squadra negli anni, Hummels e Blaszczykowski, per poi, da capo osservatore, portare giocatori del calibro di Gundogan, Kagawa, Lewandowski, Aubameyang e Dembélé. In lite con Tuchel, che gli rimproverò la bocciatura di Oliver Torres, passò all’Arsenal dove è rimasto quattordici mesi, lasciando un due settimane fa, per i contrasti sopraggiunti con il responsabile, lo spagnolo Sanllehi. Ha un carattere aspro, ma sulla genialità del personaggio non sussistono dubbi.
Nel casting a ogni direttore sportivo viene richiesta anche una proposta per l’allenatore che dovrà guidare la squadra. E anche qui gira e rigira i nomi sono sempre gli stessi. Con il piano A, con Conte in vantaggio su Sarri, e il piano B, al momento diviso tra Giampaolo e Gasperini. Su Sarri, come già più volte segnalato, pesa il ricco contratto con il Chelsea che neanche un eventuale esonero (tutt’altro che scontato, peraltro) potrà cancellare, a meno che il tecnico toscano non decida di lasciare tutto il tesoro sul banco (solo per la prossima stagione fanno sei milioni di euro al netto delle tasse, non una sciocchezza: e chi lo conosce, è disposto a giurare che Sarri non rinuncerà a quel tesoro). Oltretutto la Roma difficilmente nella sua proposta economica potrà raggiungere quel livello. Eventualmente a Trigoria continuano a ritenere più conveniente alzare il tiro perconvincere Conte che sia pur desta qualche perplessità per alcuni non specchiati comportamenti del suo passato, viene ritenuto il miglior garante possibile di un progetto che nessuno potrebbe più ritenere privo di ambizioni di vittoria.