Il derby dei sogni

Il derby dei sogni

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Il Tempo (G. Giubilo) – Pomeriggi estivi sonnolenti, torridi nella misura da me personalmente prediletta (quasi a tutti sgradita, devo ammettere), prospettiva di un mese di luglio destinato a delineare ambizioni prima che irrompa il lavoro duro, destinato a consegnare agli allenatori una pattuglia solida e agguerrita. È il momento nel quale i sogni prendono il sopravvento sulla cruda realtà, si può ipotizzare il futuro senza doversi preoccupare di trattative fatalmente gestite da marpioni, di euro che volano via, verso il vicino di casa ma anche oltre le frontiere e perfino al di là degli oceani. Può consentirsi, il tifoso, traguardi virtuali che talvolta vanno oltre le disponibilità economiche, ma al sogno non è né elegante né giusto imporre gli steccati che la realtà vorrebbe suggerire. Dunque i nomi che i tabellini propongono per le due vessillifere di Roma Capitale rappresentano aspirazioni, più che certezze, ma almeno hanno il pregio di non dover imporre al sogno l’etichetta «proibito», come potrebbe accadere se venisse ipotizzato l’arrivo di Messi, di Cristiano Ronaldo o di Eto’o. Va spiegato, insomma, con scuse anticipate se il lettore avesse il sospetto di un insulto alla sua intelligenza, che questo derby dei sogni ha comunque fondate possibilità di attuazione, perché l’ipotesi è basata su trattative già felicemente portate a termine, ma anche su obiettivi tutt’altro che folli, sui quali hanno lavorato Baldini e Sabatini da una parte, Lotito e Tare dall’altra. L’auspicio è che questo derby abbia il conforto di comuni mire ambiziose, che lieviti insomma il livello di prestigio del calcio capitolino, troppo spesso umiliato e offeso. Dunque Lazio, in rigoroso ordine alfabetico. Tante novità in difesa, le partenze di due ottimi elementi come Muslera e Lichtsteiner compensate da arrivi di qualità, fa piacere il ritorno di Marchetti, portiere azzurro avvilito dai capricci di un presidente padrone. Al centro Radu prende il posto di Biava accanto ad Andrè Dias, svecchiamento anche per quanto riguarda gli esterni, sulla destra l’estroso ma spesso dirompente Konko, sulla sinistra la promessa Lulic, affare già fatto. Nel centrocampo a rombo al quale Edy Reja è devoto, pur nella sua capacità di adattarsi ad esigenze tattiche diverse, Ledesma ed Hernanes i due centrali, logicamente l’argentino davanti alla difesa. Ai lati due arrivi da perfezionare, però affascinanti, come l’albanese Cana e il belga Weitsel, sul quale aveva puntato gli occhi il MIlan. Due punte autentiche fabbriche di gol, Klose e Cissè, l’esperienza spesso supera in valore assoluto la freschezza degli anni verdi. Per la Roma di Luis Enrique, prima falla da riparare quella del portiere, Stekelenburg ha qualità e mestiere da vendere, non ha ancora trent’anni, si dovranno fare i conti con mercanti per vocazione come gli olandesi. Una sola novità per la linea difensiva, Burdisso e Juan centrali, l’affidabile Cassetti a destra, salto di qualità a sinistra con Clichy. Per il centrocampo, forse il sogno assume contorni più sfumati, non agevole l’arrivo da Londra di Sandro, a fianco di De Rossi con Perrotta. E poi, con l’eterno Totti, il popolo potrebbe lucidarsi gli occhi affiancandolo con Pastore a destra e Bojan a sinistra, se Sabatini non riuscisse a salvare la tigre Vucinic. Scusate, che fastidio questo suono della sveglia!

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