Il destino nei propri piedi. Forse è questo il problema…

Il destino nei propri piedi. Forse è questo il problema…

SHARE

Ci risiamo. Ancora ad analizzare, capire, cercare di dare un senso ad una disfatta della Roma. Umiliati da una squadra che in questo momento è ingiocabile per tutti, è vero. Ma una sconfitta di questa portata non è mai giustificabile. C’è modo e modo di uscire dal campo dei più forti, davanti al Mondo “pallonaro” che ti guarda. I giallorossi hanno scelto, non per la prima volta, il peggiore. Il 6-1 tennistico che Messi e soci hanno inflitto senza neanche faticare troppo all’armata Brancaleone di Garcia rappresenta tutto ciò che la società, da quando si è insediata a Roma, sta combattendo. Si dirà: beh, nonostante tutto, la Roma è ancora in corsa per la qualificazione agli Ottavi di finale. Si vince in casa con il Bate Borisov ed è fatta. Vero, verissimo. Ma “in corsa” per cosa? Passare agli Ottavi, da seconda in classifica del Girone E, ti metterebbe di fronte ad una prima in classifica. Siamo sicuri che si sia pronti? Bisogna ambire sempre al massimo, la qualificazione lo è. Ma il prezzo potrebbe rivelarsi troppo alto. Se la rosa non è pronta, l’allenatore in primis non lo sembra, cosa potranno diventare le eventuali due partite ad eliminazione diretta? Troppe domande, che partono da un presupposto, che si vinca il 9 dicembre in casa contro i bielorussi. Per favore, non parliamo di quella gara come se fosse una finale, dato il destino non proprio benevolo che accompagna la storia romanista in quel tipo di occasioni…

Brand. La valorizzazione del “brand Roma” è considerato un traguardo addirittura prioritario rispetto al conseguimento di risultati sportivi. Ebbene, prendere 13 gol in due occasioni, contro squadre che di visibilità possono regalarne a mazzi, sembra tutto tranne che un’esaltazione del nome di Roma.

0barcellona-roma-suarez-gol-esultanza29329-500x281

Ancora qui. Già, siamo ancora qui. A poco più di un anno dall’1-7 col quale il Bayern Monaco ha passeggiato all’Olimpico nella scorsa edizione della Champions League, arriva la seconda figura di niente romanista. Una sconfitta che lascia solo la consapevolezza che questa squadra, per ora, non c’entra nulla con la massima espressione del calcio continentale. Inadeguata non solo nel numero di gol al passivo (16 in cinque gare giocate) ma, cosa più grave, nell’atteggiamento. Essere sistematicamente la vittima sacrificale delle big è un colpo pesante all’autostima dei calciatori, dei tifosi e dovrebbe esserlo anche per una società che in alcuni frangenti è troppo permissiva rispetto alle situazioni di campo. Intollerabile come si possa parlare di voler arrivare al vertice mondiale del calcio se non si riesce a far capire a chi di dovere che un club come la Roma non può subire, a scadenza regolare, calci nel sedere così forti.

Ripartire. E’ chiaro che, ora, ci sarà poco da parlare e tanto da lavorare. Con la difesa, ma meglio ancora il sistema difensivo, che fa acqua da tutte le parti, ci si dovrà rituffare in un Campionato che è ancora apertissimo. Dopo la palude bolognese, il prossimo impegno casalingo con l’Atalanta diventa l’ennesima occasione di rilancio. Non per cancellare l’umiliazione catalana, ma quanto meno per dare un segnale di vita a chi ne ha davvero bisogno: l’ambiente. Forse, con un addestramento migliore, una squadra composta da buoni giocatori, in alcuni casi ottimi, potrà essere più che sufficiente per lottare in una Serie A che, tranne per alcune eccezioni, non mostra molto di spettacolare. C’è da metabolizzare quanto prima i fatti di ieri sera e capire che l’ora delle parole è terminata. Ora servono i fatti. Mai schiavi del risultato si, ma mai abituarsi alle figure di m…. .

Il giorno dopo le partite, per noi, è tempo di “CGR MVP”. Oggi, scusateci, sarebbe sembrata una presa in giro.

NO COMMENTS

LEAVE A REPLY

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.