È un indovinello, avvolto in un mistero, all’interno di un enigma: la celebre descrizione dell’Unione Sovietica da parte di Winston Churchill può valere anche per il Genoa, atteso all’Olimpico contro la Roma.
E non solo perché è penultimo in classifica, con una vittoria in 23 gare. È che al momento non esiste in serie A una squadra più indecifrabile e più rinnovata, dai quadri societari e tecnici al parco giocatori, fino allo sponsor di maglia, che esordisce domani ed è un integratore, di quelli per ripartire di slancio.
Come scrive il Messaggero (A.Sorrentino), i dirigenti sono arrivati a metà novembre, dagli Usa come ormai un terzo dei proprietari in A: trattasi di Joshua Wander e Steven Pasko della 777 Partners, una holding di Miami con un portafoglio clienti da 8 miliardi, mentre il nuovo amministratore delegato è un ingegnere spagnolo, al secolo Andres Blazquez Ceballos, chi era costui?
Ben conosciuto, ma nemmeno lui con un vissuto calcistico, è invece il presidente, Alberto Zangrillo, insomma il medico di Berlusconi (Enrico Preziosi, che ha ceduto il club per 150 milioni, è rimasto nel Cda ed è un antico sodale del Cavaliere). Sa di laboratorio anche l’operazione tecnica che a metà gennaio, constatati gli impacci di Andriy Shevchenko che a sua volta era subentrato a Ballardini, ha portato in panchina Alexander Blessin da Stoccarda, 48 anni, 0-0 all’esordio contro l’Udinese, un curriculum che sta in un biglietto del tram: 8 anni nelle giovanili del Lipsia, poi 18 mesi in Belgio all’Ostenda (subito un quinto posto, ma un mese fa era terz’ultimo in classifica).
Scelta che profuma di Lipsia, quindi di Red Bull e di Ralf Rangnick, di cui Blessin è stato allievo, del resto è stato ingaggiato dal nuovo general manager che è ovviamente tedesco e che per Rangnick curava l’analisi dei dati delle partite: trattasi di Johannes Spors, di recente ds del Vitesse in Olanda. Spors e Blessin, due di quelli che in Germania chiamano laptop trainer, cioè tecnici sgobboni da pc (chiamavano così agli esordi anche Tuchel e Nagelsmann, due assi), hanno deciso che il pessimo Genoa dell’andata avesse bisogno di una rivoluzione, e di giocatori giovani, di gamba tonica.
Così hanno saccheggiato gli algoritmi tirando fuori un mercato frenetico, con un passivo di 20 milioni: tra rientri prestiti, rescissioni varie e ragazzi, sono andati via in 13 (tra cui Pandev, Behrami, Caicedo e Radovanovic) e sono arrivati in 15, tutti tra i 20 e i 25 anni. E quasi tutti dall’Europa del nord, tranne gli italiani Piccoli e Calafiori: tra gli altri il tedesco Amiri, i norvegesi Frendrup e Ostigard, l’islandese Gudmundsson, lo svizzero Hefti, l’attaccante italo-ghanese Kelvin Yeboah, nipote del mitico Tony Yeboah.