REPUBBLICA.IT (F. BIANCHI) – Mr. James Pallotta, proprietario della Roma (insieme ovviamente a UniCredit che se non ci fosse sarebbero guai seri), sembra che si sia accorto della gaffe che ha commesso ed è pronto a far rivedere il disegno del nuovo marchio giallorosso da parte del designer Piero Gratton che 30 anni fa fu il realizzatore del logo col lupetto stilizzato. Un disegno, quello voluto da Pallotta, che è stato subito bocciato, con proteste, dai tifosi: guai a toccare loro il marchio. E’ la loro storia. Non hanno certo torto. Perché non sono stati nemmeno consultati? Perché è stato affidato il progetto ad una società Usa, la Lead Dog Marketing? Che ne sanno loro della Roma? E’ vero che Pallotta ragiona con una visione mondiale, sa che Roma nel mondo è un brand che apre tante porte. Ma doveva sentire anche i tifosi e rendersi conto che per diventare un club mondiale la strada è ancora molto lunga. Non si dimentichi, Pallotta, che sono già arrivati dodicimila abbonamenti “al buio” per la Curva Sud, non sapendo nemmeno chi sarà l’allenatore e quali i rinforzi dal mercato estivo. Una prova di fedeltà degli ultrà giallorossi che in questi anni hanno fatto non pochi sacrifici e sono stati ripagati da ben poche soddisfazioni. La Roma è già venuta incontro ai suoi tifosi con iniziative volute dall’ad Fenucci che ho elogiato, come gli spazi famiglia all’Olimpico e i voucher per la Curva Sud, che si possono ottenere senza tessera del tifoso, poco amata dalle parti di Trigoria (ma chi scrive o dice che è il via libera ai violenti non ha capito proprio niente). Per quanto riguarda il brand, quanto vale davvero il marchio giallorosso? Nell’ultima indagine è calato del 4 per cento, la società è ventottesima con 64 milioni (il Bayern primo con 668!). Stando in Italia, la Roma è superata da Milan, Juventus, Inter e Napoli. Ma precede la Lazio (40 milioni), piccola soddisfazione. Certo che le società italiane valgono pochino rispetto alle tedesche, inglesi e spagnole. Bisognerà lavorare molto su questo fronte.