FOCUS CGR – Al ‘Teatro dei sogni’ per continuare a sognare la finale di Danzica. Partirà oggi la missione della Roma alla vigilia del match d’andata contro il Manchester United. Lo scoglio per i giallorossi è di livello assoluto: indubbiamente i Red Devils, scesi dalla Champions League, sono l’avversario da battere nell’attuale edizione dell’Europa League e i numeri della stagione dello United lo confermano.
NUMERI
In Premier League la formazione guidata da Solskjaer è seconda in classifica a 67 punti, a meno 10 lunghezze dal City che nel derby però lo United ha battuto 2-0. Solo 4 le sconfitte stagionali in campionato e si allarga lo studio a tutte le competizioni, quest’anno il Manchester ha perso 9 gare su 53 gare complessive, ben 5 però maturate ad Old Trafford. Come era accaduto con l’Ajax, la Roma affronterà un avversario che è in striscia positiva da alcune settimane: l’ultima sconfitta dei Red Devils risale allo scorso marzo contro il Leicester in FA Cup. Poi sei risultati utili consecutivi tra campionato ed Europa League, competizione nella quale – come la Roma – gli inglesi sono imbattuti (4 vittorie e 2 pareggi contro Milan, Granada e Real Sociedad). Sono 103 le reti segnate in questa stagione, la media è di 2 a partita, mentre sono 53 quelle incassate, dunque 1 a partita. Lo score in Europa League però è straordinario: solo un gol incassato dal Milan in 6 incontri. Il miglior marcatore stagionale dello United è Bruno Fernandes: 24 reti oltre a 14 assist. L’impatto del portoghese sul Manchester è stato veramente straordinario. Dietro di lui Rashford con 20 sigilli stagionali.
CENNI STORICI
Lo United prima era il Newton Health, fondato addirittura nel lontano 1878. Squadra di ferrovieri, i colori sociali erano il verde-oro. Nel gennaio del 1902, a causa di un debito di 2.670 sterline (pari a circa 210.000 sterline del 2010), il Newton Health viene messo in liquidazione. Il capitano della squadra Harry Stafford raduna perciò quattro imprenditori locali, tra i quali John Henry Davies, disposti a investire ciascuno 500 sterline in cambio di una partecipazione nella gestione del club. Il 28 aprile 1902 la compagine cambia ufficialmente nome in Manchester United Football Club e i colori sociali passano dal verde-oro al rosso-nero. Lo United entra in un’altra epoca e diventa in breve tempo una delle squadre più vincenti del calcio inglese e internazionale, avendo vinto 66 trofei e 13 campionati dal 1992-1993 ad oggi. Chiaramente l’arrivo di Sir Alex Ferguson ha coinciso con un nuovo rinascimento calcistico per il Manchester, che sotto la sua gestione ha vinto 38 trofei (dal 1986 al 2013). Insieme alla Juventus, all’Ajax, al Bayern Monaco e al Chelsea, è una delle cinque squadre ad aver conquistato almeno una volta tutte e tre le principali competizioni europee per club, ed insieme alle medesime squadre, almeno una volta tutte le competizioni UEFA a cui ha partecipato. Gli ultimi titoli in ordine di tempo conquistati dal Manchester risalgono alla stagione 2016-17, con Mourinho in panchina: il Community Shield, La League Cup e l’Europa League.
SOLSKJAER ‘UN NORVEGESE BRITISH’
La carriera di Ole Gunnar Solskjaer è strettamente legata ai successi di Ferguson e del Manchester United. Acquistato per 1,5 milioni all’età di 23 anni dal Molde, l’attaccante norvegese vince 15 titoli con i Red Devils da calciatore (mitologica la rete in finale di Coppa dei Campioni contro il Bayern Monaco che regala il titolo agli inglesi). 366 presenze e 126 gol all’attivo in 12 anni. Poi inizia la carriera da allenatore percorrendo più o meno lo stesso percorso da giocatore e ricevendo la chiamata del Manchester a dicembre 2018, su suggerimento proprio di Sir Alex. Un sesto posto da subentrante, poi un terzo posto nella scorsa stagione e oggi un secondo come detto abbastanza blindato. Dopo le difficoltà iniziali, Solskjaer ha trovato i giusti equilibri tattici: utilizza un 4-2-3-1 mutevole tra fase difensiva e offensiva. Gli inglesi sanno manovrare il gioco, ma sono altrettanto pericolisi quando si abbassano e ripartono negli spazi. Il fulcro del gioco è Bruno Fernandes voluto due anni fa proprio per impreziosire e azionare la manovra offensiva. I due terzini giocano molto larghi sugli esterni per sfruttare l’ampiezza, i due esterni d’attacco (recentemente ruolo occupato anche da Pogba) vengono dentro al campo e in fase di pressing si alzano sui centrali avversari. Fred il palleggiatore, McTominay il mediano di rottura e ripartenza. Rashford, Greenwood e James rappresentano la freschezza, l’imprevedibilità e l’estro, Cavani-Matic-Martial (infortunato) le certezze sul piano dell’esperienza internazionale. Punti deboli? La coppia dei due centrali un pochino lenta, può patire le ripartenze veloci negli spazi.