IL TEMPO (A. AUSTINI) – «Scusa, scusa, scusa». Monchi lo dice tre volte, con una faccia da funerale e una voce flebile, rivolgendosi ai tifosi della Roma umiliati e inferociti. «Loro sono quelli che soffrono di più», riconosce lo spagnolo, mai così distrutto davanti alle telecamere. «E il giorno peggiore da quando faccio il direttore sportivo, non ho mai visto una partita così», parole che sembra dire sinceramente e spiegano quanto sia grave la situazione ed epocale questa sconfitta.
E adesso che succede? Chi paga? Chi si dimette? Chi decide qualcosa? Il popolo romanista vuole una testa, un responsabile, un gesto, una reazione. Persino un nuovo acquisto, chiunque esso sia, per poter sperare in una faccia diversa. Ma fino a ieri sera non si è mosso nulla, perché la botta è così dura e imprevista nelle dimensioni, una delle peggiori della storia, che qualsiasi scelta necessita delle profonde riflessioni. Quindi nell’immediato niente di niente, neppure il ritiro punitivo già provato due volte con scarsi risultati. La Roma, come sempre, non ha agito a caldo però stavolta qualcuno dovrà assumersi le responsabilità e farsi da parte. Se non subito, a breve o al più tardi a inizio stagione. Intanto c’è da affrontare il Milan fra tre giorni e una sconfitta peserebbe tanto nella corsa al quarto posto.
«Ask Monchi», «Chiedete a Monchi» è l’unico commento che arriva da Pallotta, osservatore distante dell’ennesimo crollo stagionale, il più duro da digerire. E lo spagnolo non sembra avere in mente strappi o svolte di alcun tipo: «Il mercato si chiude senza che faremo nulla, a parte la partenza di Luca Pellegrini per Cagliari», annuncia. Ieri tutto fatto per il prestito del terzino ai sardi, mentre l’acquisto di Vida è saltato per motivi economici prima della partita: non c’era un euro in cassa da investire e il Besiktas ha rifiutato la proposta di prestito con obbligo di riscatto. «Le soluzioni sono nello spogliatoio – prosegue Monchi – tutti abbiamo portato la squadra a questo punto e dobbiamo trovare la via d’uscita. Credete che comprando uno o due giocatori si risolve il problema? Il primo pensiero è dare sostegno alla squadra, ora sarebbe più facile allontanarsi dai giocatori, io non l’ho mai fatto e mai lo farò. Loro portano la maglia della Roma e sarò al loro fianco fino in fondo».
Gli chiedono se quel fondo può essere giugno, inevitabile pensare a un addio del diesse al termine della stagione, ma lui se la cava così: «Non so cosa possa succedere domani, figuriamoci se posso parlare del futuro». Pallotta si fida di lui ma quando la Roma affonda di solito perde le staffe e inizia a chiedere consigli a tutti, da Baldini in giù. Mesi fa, almeno due volte, voleva cacciare Di Francesco ma alla fine ha prevalso la linea di Monchi che anche ieri sera ha difeso l’allenatore. «Se qualcuno è in discussione – ribadisce – sono io che ho costruito la squadra».
Una via d’uscita sarebbero le dimissioni dell’abruzzese, che però ieri ha negato di pensarci.Il nome più papabile per sostituirlo sarebbe Paulo Sousa, pronto in ogni istante a parlare col club. Ma non ha mai convinto Monchi e sarebbe un ripiego. Come Donadoni, Montella e tutti gli altri disponibili. A profili del calibro di Conte è inutile pensare. La verità è che i problemi sono troppi e non c’è soluzione.