REPUBBLICA.IT (F. Bianchi) – Anni fa Franco Sensi disse a Gianni Petrucci: “Se la Roma va via dall’Olimpico, che ci fate? La corsa delle ranocchie?”. Il presidente del Coni se lo ricorda ancora. Ma la Roma, la nuova Roma di Mr. Thomas DiBenedetto, dall’Olimpico vuole andare via (così come la Lazio di Claudio Lotito). Il business-man venuto dagli Usa ha le idee chiare, e, dicono, anche un carattere forte. Non lo spaventerà certo la battuta del ministro-interista Ignazio La Russa: “Mi ricorda Totò…”. Lo stadio, per lui, è uno dei passi fondamentali nel suo progetto. Appena sbarcato, Mr. Thomas ha commesso due gaffe: la prima, rilasciando un’intervista solo ad un quotidiano, la Gazzetta dello Sport, e facendo infuriare radio, tv e giornali romani. La seconda, lo stadio appunto. DiBenedetto, che all’Olimpico ci è stato per Roma-Inter, ha spiegato che “questo impianto non va bene, le tribune sono troppo lontane. Serve uno stadio nuovo, all’inglese, senza pista d’atletica”. Petrucci, che affitta lo stadio a Roma e Lazio, si è subito risentito: ma al Coni sanno anche guardare avanti e sono pronti, se mai dovesse succedere, a gestire l’Olimpico senza Roma e Lazio. Come? Facendolo diventare la Casa della Nazionale (come Wembley in Inghilterra), spostando il Sei Nazioni di rugby dal Flaminio all’Olimpico e organizzando qualche maxi-concerto in più all’anno. Certo, un Olimpico senza Roma e Lazio, le “sue” squadre, farebbe un certo effetto.
Ma Mr. Thomas va dritto per la sua strada: ha una mentalità molto americana, viene da un paesino (Everett) a due passi da Boston, ha fatto una discreta fortuna (come migliaia di americani) ed è rimasto stupito nel suo primo impatto con il calcio italiano da molte cose (anche dal fatto che lo scortano i body-guard…). Intanto, nello stadio della Roma che vorrà costruire non ci sarà, ovviamente, pista d’atletica, ma ci saranno i box per gli sponsor (da vendere a caro prezzo) e una tribuna vip molto più limitata rispetto a quella dell’Olimpico (ma si ricordi che in Italia i parlamentari hanno ingresso gratuito e i giornalisti pure…). Lo stadio sarà da circa 45.000 posti, poco più grande di quello della Juventus (41.000, 4.000 posti vip) quasi pronto. D’altronde, 45.000 posti dovrebbero bastare: quest’anno la media-spettatori della Roma è 31.849 e solo per il derby è stata toccata quota 48.000. Verrà costruito, il nuovo impianto, in zona Tor di Valle dove la famiglia Parnasi ha dei terreni e sarà facilmente collegato con il centro di Roma grazie ad un trenino. Tempo di realizzazione? Mr. Thomas spera in 4-5 anni: ma in Italia i tempi sono lunghi, e possono variare da 4 a 8 anni.
Lui, comunque, va dritto. Ed è pronto a dare battaglia anche sul fronte del merchandising. La legge contro la pirateria e la difesa dei marchi dei club è ferma, chissà in quale commissione parlamentare (e pensare che era una buona legge). Sulle bancarelle si trovano magliette taroccate, e i nostri club, su quel fronte, non incassano nulla rispetto agli inglesi. Mr. DiBenedetto, avendo consiglieri italiani esperti in materia, sa tutto: ed è pronto a fare ai suoi tifosi un discorso molto chiaro. “Se acquisterete magliette, sciarpe e gadget negli store ufficiali della Roma, aiuterete la società ad acquistare, magari, un giocatore in più…”. Sì, perché Manchester e Arsenal, dalla vendita di una serie infinita di gadget, traggono dei vantaggi economici che da noi sono solo un sogno. Ma Mr. Thomas è pronto a dare battaglia anche su questo fronte. Stadio, marketing, difesa del marchio Roma, rilancio dell’immagine internazionale. Tutte belle cose, diranno i tifosi: ma la squadra? Certo, la squadra resta una priorità. Lo sa benissimo DiBenedetto che sinora, a parte quelle due gaffe di cui abbiamo detto, si è mosso bene: ha scelto, come compagno di viaggio, uno studio legale fra i più famosi d’Italia. Lo stadio Tonucci&Partners. Il titolare, Mario Tonucci, è esperto di calcio (oltre che tifoso della Lazio), ormai conosciuto anche a livello internazionale. La pratica economico-finanziaria è stata curata nei dettagli dallo staff dello stadio Tonucci, soprattutto dal giovane avvocato Mauro Baldissoni. Sono state presentate circa mille pagine del progetto (Angelucci, che forse ci credeva poco all’acquisto del club, ne aveva presentate una decina…): UniCredit è rimasta subito favorevolmente impressionata dalla Cordata Usa, con a capo, appunto, Mister DiBenedetto. Di questo faldone, curato appunto dallo studio Tonucci, un centinaio di pagine riguardano solo il fair play finanziario, voluto da Michel Platini, e che, vedrete, nei prossimi anni creerà non pochi problemi ai club italiani. La Roma si vuole mettere in regola in fretta, per puntare non solo allo scudetto ma anche, il più presto possibile, ai vertici europei (leggi Champions League). Il lavoro da fare non sarà poco, lo sa Mr. DiBenedetto che ha ereditato un bilancio “appesantito” e poco allegro (ma non solo per i 40 milioni da ripianare a giugno). Il costo del lavoro, ad esempio, è alle stelle: 77,5% del fatturato. Dovrà essere ridotto per forza, altrimenti non si rientra nei parametri Uefa per partecipare alle Coppe (ma, al momento, non rientrano nemmeno Inter e Milan). Quindi, tagli agli stipendi, qualche cessione di giocatori secondari ma costosi ma anche, come promesso, 5-6 acquisti (Buffon, Mascherano i primi della lista) di grande livello. Lo staff sarà completato nel giro di un mese: Ancelotti resta l’obiettivo n.1 (prima vuole vedere che fa Mourinho col Real ma il progetto-Roma, cui è molto legato, potrebbe affascinarlo…), in cabina di regia Baldini-Sabatini (ma la Banca vuole anche Montali), mentre Bruno Conti sarà la “leggenda” della Roma, come è giusto che sia. Una Roma stile inglese. Forte, organizzata. Con un’immagine positiva in tutto il mondo. Si cambia pagina: non dimentichiamo però quello che hanno fatto i Sensi. Non solo la Roma, ma il calcio italiano, deve molto a Franco Sensi e alla sua famiglia.