(Il Tempo) – Senza gioco né gambe, confusa, impacciata e soprattutto senza testa la Roma sbatte contro il Parma penultimo in classifica e si ritrova di nuovo fuori dalla zona Champions.
Un disastro consumato ancora in trasferta e sempre dopo la partita di Europa League del giovedì che toglie molto a squadre così. I giallorossi ci sono arrivati cotti e senza troppi titolari: perché la differenza la fanno sempre o quasi i giocatori. Troppo lunga la lista (pesante) degli infortunati, molti dei quali si sono fermati proprio mentre erano al top. Tralasciando il «buco» lasciato aperto da Zaniolo, c’è una lunga lista da scorrere: Veretout era riuscito a prendere in mano le redini della squadra e si è bloccato, discorso simile per Mkhitaryan entrato di diritto nella cerchia dei centrocampisti più determinanti d’Europa, fermo ai box pure lui sul più bello.
Smalling di fatto non ha giocato quasi mai, Dzeko ha perso il posto perché raramente è stato al top (e lui però non è rimasto fuori solo per quello). Insomma per Fonseca non è stata fin qui una stagione facile da gestire, questo va detto, ma tutto ciò premesso non può essere un alibi per una sconfitta come quella di ieri a Parma. Perché quando vai a giocare contra una squadra che non vince una partita in casa da centoquattro giorni e se ambisci ad arrivare tra le prime quattro, qualcosa dal cilindro, nonostante assenze e infortuni, lo devi saper tirar fuori. Una differenza ci deve essere. E invece ieri nulla, complici anche gli errori del tecnico portoghese che al Tardini ha deciso di cambiare: sbagliando formazione. Toglie Cristante centrale, mette al suo posto Ibanez e lascia un Kumbulla sul centrosinistra che va in affanno sempre sulle accelerazioni esterne del Parma.
Anche in mediana aveva trovato la quadra con la coppia Villar-Diawara che decide invece di smontare, per l’occasione arretrando Pellegrini: mossa che non è mai un granché. Il romano anche stavolta non riesce a fare la differenza, mostrando uno dei problemi più evidenti di questo gruppo: non c’è un leader di riferimento, manca un capitano vero che riesca a trasmettere sicurezza e costanza. Quando Fonseca decide di cambiare è troppo tardi e gli innesti nel finale (nel quale mette tutto l’offensivo che ha in panchina), non sono riusciti a cambiare la dinamica di una gara per certi versi maledetta e sulla quale c’è anche qualche dubbio arbitrale. Ma anche questo non può e non deve diventare un alibi.
Comunque a un certo punto al Parma, in vantaggio grazie a due errori clamorosi della Roma (una dormita collettiva e un intervento evitabile in area), si è apparecchiata la gara perfetta: tutti lì dietro chiusi a difendere col coltello tra i denti tre punti che sono manna dal cielo per una squadra che rianimale sue speranze di restare in serie A. Il bilancio giallorosso è magrissimo: un gol sbagliato in avvio da Dzeko e poco altro se non un possesso palla tanto forsennato quanto sterile. Ora l’obiettivo di Fonseca è dimenticare rapidamente questa brutta avventura che fa male alla classifica sì, ma soprattutto al morale di un gruppo che sembrava aver trovato una sua fisionomia e messo alle spalle i fantasmi del passato. Dopo quanto visto ieri al Tardini pensare alla trasferta in Ucraina in programma giovedì prossimo fa venire i brividi… servirà un’altra Roma. E se il post-Europa assomiglia a questo anche il Napoli che arriverà all’Olimpico domenica prossima preannuncia burrasca.