IL MESSAGGERO (U. TRANI) – Roberto Mancini corre a Coverciano e passa da un campo all’altro per stare vicinissimo ai suoi azzurri. «Sono le ore della conoscenza». Parla con loro durante l’addestramento. E nel tempo libero. Si diverte come se fosse ancora calciatore. Segue l’azione, vivendola da dentro. Vorrebbe iniziarla e anche chiuderla. E gli basta il primo allenamento per prendere atto della realtà: la Nazionale non si rialzerà all’istante e solo perché in panchina ha un nuovo ct. Che si intende di campioni. Oggi, però, non ce ne sono. Bisognerà formarli. «Sono buoni, vedrete che diventeranno bravi». L’ottimismo del Mancio (ieri ha ricevuto anche la visita di Arrigo Sacchi) fa parte del nuovo corso. «Ma non ho certo la bacchetta magica. Come non ce l’ha nessuno dei miei colleghi». E, pensando ai test contro l’Arabia Saudita, la Francia e l’Olanda, confessa: «Ho appena guardato il ranking: non possiamo essere messi peggio di certe nazionali… Dobbiamo fare risultato anche in queste amichevoli. Meno male che poi finiscono, conoscendo le nostre abitudini, e parte la Nations League»
NESSUN BLUFF – «Non sono un mago». La sincerità di Mancini in Aula Magna, davanti al vicecommissario Costacurta, è da apprezzare. Meglio giocare con le carte scoperte. «In passato qui abbiamo vissuto nell’abbondanza. Ma io sono fiducioso: questi ragazzi col tempo possono far bene e aiutare la Nazionale. Sono giovani. Miglioreranno e cresceranno. Il lavoro sarà più faticoso di qualche anno fa. Devono fare esperienza, alcuni non hanno mai giocato le coppe europee. Non basteranno tre, quattro, cinque partite. L’Italia, però, è sempre riuscita a schierare talenti. E le vittorie sono arrivate quando magari nessuno se lo aspettava. Altre nazionali sono state nella stessa nostra situazione e in un paio di stagioni si sono riprese. Adesso non possiamo nemmeno contare su un blocco Juve o Milan. Sarebbe stato più semplice. Mi devo sbrigare, insomma, ad amalgamare i giocatori». Si fa forza: «Con la Figc commissariata è stato vinto il mondiale».
VALUTAZIONE IN CORSO . Non ci sono i comandamenti del ct. Che, però, avverte il gruppo e Balotelli. «Qui ci sono soprattutto giovani, ma noi siamo di esempio per altre persone, a cominciare dai bambini. Tutti possiamo sbagliare, ma bisogna comportarsi bene, nel miglior modo possibile». Perde, intanto, un convocato dietro l’altro. Dopo Emerson, Marchisio e Bernardeschi, si è arreso Immobile. La stanchezza di fino stagione allarma Mancini: «Ai giocatori ho detto: avvertitemi in tempo, se non vi sentite bene. Non voglio far correre rischi a nessuno. La rotazione nelle tre amichevoli sarà totale. E arriverà qualcuno dall’Under 21 la prossima settimana: i giovani devono giocare proprio partite come quelle contro la Francia e l’Olanda». Ancora non c’è il portiere titolare. Donnarumma, Perin e Sirigu si giocheranno il posto nei 3 test. «Devo conoscerli meglio, sono ottimi portieri e manca anche qualcun altro». Florenzi torna da centrocampista. «Lo provo lì. Fa gol, ha corsa e qualità. Da terzino resta una sicurezza».
NESSUN ADDIO – Racconta la telefonata con Buffon: «Ho parlato con Gigi e mi ha spiegato che vuole continuare a giocare. E io ho rispettato il suo desiderio». Il capitano, dunque, non esce di scena. E non saluterà a Torino, né in campo né dalla tribuna, il 4 giugno contro l’Olanda. Mancini ne approfitta per chiarire che «i calciatori forti e in condizione possono essere chiamati». Il riferimento è a De Rossi. «La porta non è chiusa per nessuno. E, magari tra otto mesi, potrebbero esserci partite importanti… Io, comunque, devo programmare il biennio». Verso Euro 2020.