Italia anti mafia, Prandelli dice sì

Italia anti mafia, Prandelli dice sì

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Corriere dello Sport (A. Santoni) – « Portiamo la Nazionale ad allenarsi su un campo confiscato al­la criminalità organizzata, in Cala­bria ». L’idea è di don Ciotti, formida­bile animatore di Libera, associazio­ne che lotta contro le mafie da 16 an­ni. Ascoltano e dicono subito sì, Cesa­re Prandelli e il presidente Abete. Lo fanno a Bologna, in questi giorni epi­centro dell’ultimo calcio- scandalo, dove il ct ha ricevuto dalle Acli, il pri­mo Premio Bearzot.

L’OCCASIONE – Sì, i ragazzi di Rizzico­ni, se la meritano l’Italia nel loro pic­colo paese spregiato dalla ‘ndranghe­ta. Francesco Maria Inzitari, Ciccio per chi gli voleva bene, pure, se la meriterebbe. Lui però non ci sarà, quando sarà il momento: è stato tru­cidato, appena diciottenne, per una vendetta trasversale contro suo pa­dre, due anni e mezzo fa. Si merite­rebbero anche lo Stato, se è per que­sto, i ragazzi di Rizziconi. Ma in una terra straordinaria e disperata come la loro, c’è bisogno ( anche) di fatti simbolici. E dunque, in una prossima data tutta da costruire, gli azzurri di Cesare Prandelli arriveranno lì, nel­la piana di Gioia Tauro, per segnare un punto importante. Lo faranno ri­conquistando alla comunità un picco­lo campetto sportivo, su cui si potreb­be spiegare tanta storia italiana. Ter­reno confiscato a un boss locale, tra­sformato in uno spazio sportivo co­munale, inaugurato una prima volta, poi abbandonato per “impraticabili­tà” decisa dal clan, con immancabile danneggiamenti, di nuovo reso agibi­le e ancora una volta caduto in disu­so.

C’E’ CHI DICE NO – Ma c’è che dice no a tutto questo. Dice no don Ciotti: « La Nazionale è un veicolo fondamenta­le. È per questo che mi sono permes­so di fare questa proposta. Portiamo questo pallone un po’ fuori dal suo mondo, perché c’è l’esigenza di un calcio pulito che ci faccia toccare una sfida più ampia. Quel campo in Calabria è stato tolto alla ‘ ndranghe­ta nel 2003. Quando i nostri ragazzi lo hanno visto per la prima volta sono letteralmente impazziti di gioia. Ma poi, per sette lunghi anni, l’organizza­zione mafiosa, con le pressioni e le minacce, ha fatto in modo che non vi si giocasse mai. Ora serve un segna­le forte » .

C’E’ CHI DICE SI’ – Il ct azzurro in que­sto senso, è pronto: « Sì, porteremo l’Italia ad allenarsi su quel campo, perché la Nazionale deve essere non solo il simbolo del calcio pulito, ma deve anche saper rappresentare qualcosa di importante per la socie­tà civile, un punto di riferimento esemplare, soprattutto in un momen­to così difficile per il calcio. E’ un’ini­ziativa che darebbe un senso alle co­se che facciamo » . Una posizione, quella di Prandelli, condivisa dal presidente federale, Giancarlo Abete: « La Figc accetta le sfide quando sono positive, occorre sempre provare ad affrontarle » .

OLTRE SCAMPIA – Un’operazione im­portante e complessa, ancora da pro­gettare e inserire nel calendario az­zurro. Ma che, una volta lanciata, non potrà essere certo elusa. Prandelli in particolare, è stato conquistato dal­l’energia di don Ciotti ( «una forza della natura» ) . Su quel campetto di confine, che vorremmo intitolato a Ciccio Inzitari, ci dovrà essere spa­zio solo per messaggi chiari e non furbi. Questa non sarà la controversa gita a Scampia di Balotelli, scortato da Salvatore Silvestri, del clan Lo Russo e dallo “ scissionista” Biagio Esposito. I ragazzi di Rizziconi si me­ritano ben altro: un’Italia migliore.

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