IL MESSAGGERO (U. TRANI) – Mancini, anche con l’Italia di scorta, eguaglia il record di Pozzo: 9 successi di fila, come 80 anni fa. Gli azzurri vincono 5 a 0 a Vaduz contro il Liechtenstein, scatenandosi nella ripresa, e restano a punteggio pieno come il Belgio nel gruppo I. Il prossimo step, ottenuta con 3 turni d’anticipo la promozione a Euro 2020, è presentarsi da testa di serie al sorteggio del 30 novembre a Bucarest. Non contano, però, i 6 punti presi contro la nazionale di Kolvidssonn, da scartare perché conquistati contro l’ultima del gruppo J. Obiettivo, comunque, vicinissimo, anche grazie alla differenza reti (+ 22 con 25 gol segnati e 3 subiti).
VERIFICA DI GRUPPO. Mancini mette in piazza sotto la pioggia l’altra Italia, confermando solo Verratti che, nella circostanza, è anche il capitano. Cambiano gli interpreti, non il sistema di gioco. Che è sempre il 4-3-3, diverso però per dieci-undicesimi da quello schierato sabato all’Olimpico contro la Grecia. Chi entra ha meno esperienza internazionale dei titolari,ma l’impatto delle riserve è più che decente. Soprattutto come personalità. A cominciare dai più giovani (età media di poco superiore ai 25 anni). Spazio, quindi, in porta a Sirigu, con Donnarumma in tribuna, debutto per Di Lorenzo da terzino destro nella linea con Mancini e Romagnoli al centro e Biraghi sulla corsia sinistra, test da play per Cristante in mezzo a Zaniolo e Verratti, nel tridente Belotti scortato da Bernardeschi e Grifo. Il Liechtenstein, mai capace di far centro contro gli azzurri (20-0 in 4 gare), prova a lasciare subito il segno: Sirigu, però respinge su Salanovic, chiuso poi anche da Mancini. Ma la Nazionale indirizza in meno di 2 minuti il match (102 secondi, la rete più veloce in incontri da 3 punti), verticalizzando sulla sinistra: Biraghi va al cross e Bernardeschi calcia di sinistro per il vantaggio. La partita, nonostante Sirigu sia chiamato a bloccare la nuova iniziativa di Salanovic, prende la piega prevista dal nostro ct. Invasione della metà campo avversaria come contro la Grecia. Il ritmo è, però, più alto, anche perché il 4-1-4-1 di Kolvidsson è fragile e ovviamente modesto.
TRAZIONE ANTERIORE. L’Italia attacca con il 3-3-4 che è la traccia chiesta di solito da Mancini. Biraghi si alza, intraprendente e propositivo, a sinistra e si allinea a Grifo, Belotti e Bernardeschi. Salgono pure Verratti e Zaniolo nell’assedio al fortino del Liechtenstein che usa Martin Büchel davanti alla difesa per alzare il muro e regge solo perché gli azzurri difettano nella scelta finale. Cristante imposta sicuro, lo stesso fanno Romagnoli e Mancini. Belotti, però, sembra in trappola e Grifo non decolla. Se diminuisce la velocità, il 77 per cento di possesso palla non è sufficiente per andare a dama. Anzi, c’è anche il rischio di farsi sorprendere in contropiede. Salanovic è sempre in agguato.
BLOCCO GIALLOROSSO. Promossi i tre romanisti Mancini, Cristante e Zaniolo che dopo un’ora esce per far esordire, con questo ct, El Shaarawy che si piazza a sinistra e riparte con autorità. Grifo va a destra, dove è più a suo agio. Bernardeschi si abbassa a centrocampo. Da corner di Grifo, il raddoppio di Belotti. Incornata vincente. Ecco pure il baby regista Tonali (19 anni, 20° debuttante e 50° giocatore utilizzato nel nuovo corso), fuori Bernardeschi. Cristante avanza da mezzala. El Shaarawy pennella per il tris di Romagnoli, girata di testa, e ritrova poi il gol in Nazionale su imbucata di Cristante: poker, pure personale. Nel finale Bonucci per Biraghi e per la presenza numero 93 (-1 da Facchetti). E per assistere nel recupero alla manita: su , sempre di testa e ancora contro il Liechtenstein a cui ha segnato 5 dei suoi 8 gol azzurri. L’Italia, intanto, allunga la sua serie positiva nelle qualificazioni europee: 38 partite (con 32 successi) senza ko, l’ultimo il 5 settembre 2006, da campione del mondo, a Saint Denis contro la Francia (3-1) e Donadoni ct.