Il Messaggero (S.Carina) – AAA cercasi Strootman. Il «disperatamente» lo lasciamo al titolo del felice film degli anni ‘80 che vedeva protagonista la cantante Madonna, nelle vesti di Susan, alla ricerca del proprio passato. Che poi, a pensarci bene, è quello che sta accadendo con Kevin. La Roma sta aspettando da tempo quello vero, capace di fare reparto da solo, di difendere e attaccare, di rendere semplice quello che facile non è. Il 2017 si è chiuso in modo anonimo per l’olandese, in panchina contro il Sassuolo, anche in virtù di un’influenza che lo ha debilitato ad inizio settimana. A dir la verità, anche senza il malanno di stagione probabilmente sarebbe rimasto a guardare. Strootman infatti era sembrato uno dei più scarichi in mediana contro la Juventus.Può darsi che i test atletici svolti sia alla vigilia del match con il Cagliari e poi ripetuti a cavallo di Natale possano aver rallentato la possente macchina muscolare dell’olandese. Fatto sta che il picco in stagione, toccato con le gare ravvicinate con Spal e Qarabag, non ha avuto seguito. L’impegno c’è sempre, basta guardare l’intensità che mette negli allenamenti. A confermarlo è anche Di Francesco: «Gente che lavora quotidianamente come lui fa fare alla squadra il salto di qualità». Quello che però Eusebio non può dire è che l’olandese gioca a ritmi più ridotti. Rischia meno e sbaglia di più. Qualche dato, riportato in parte già qualche giorno fa in un discorso più complessivo sul centrocampo, è lì a confermarlo: vince meno di un contrasto a partita (0,86) quando lo scorso anno la media era superiore a due; intercetta meno palloni (0,43 contro 2); crea meno occasioni (0,57 rispetto a 1,07) e risulta essere meno preciso nei passaggi nonostante giochi più corto rispetto al passato (59 passaggi lunghi contro i 31 stagionali). Numeri che evidenziano una flessione non solo rispetto al periodo di Garcia ma anche considerando la parentesi con Spalletti.