CORRIERE DELLA SERA (F. MONTI) – Come un anno fa. L’Inter vince ancora all’Olimpico contro la Roma, in Coppa Italia e con lo stesso punteggio (1-0). Il 5 maggio 2010, aveva deciso un gol di Diego Milito, nella finale, che aveva coinciso con l’avvio del triplete; stavolta, ha deciso un tiro maligno di Dejan Stankovic, prima dell’intervallo: i giochi, viste le abitudini e il momento delle due squadre, restano aperti pensando alla semifinale di ritorno di San Siro (11 maggio). Di certo i nerazzurri partono davanti e il successo, senza subire gol, evento capitato soltanto contro il Chievo nelle precedenti cinque partite, segna un progresso globale nella condizione dei nerazzurri. Non sono ancora guariti, ma qualche miglioramento c’è stato.
I giallorossi, invece, non sono riusciti a invertire la tendenza delle gare in casa, rimediando la terza sconfitta consecutiva dopo quelle con la Juve e il Palermo e hanno fatto veramente poco per mettere sotto pressione l’avversario: un tiro in porta, quello di Taddei al 45’ della ripresa, riassume bene le difficoltà della squadra di Montella, spesso contestata dal pubblico, proprio per la mancanza di idee e di energie che hanno messo in vetrina, in uno stadio ben lontano dall’esaurito di un anno fa (appena 23.979 paganti) e che non ha nemmeno ascoltato in silenzio l’inno prima di iniziare. L’Inter ha approfittato del ritmo basso della Roma per tenere in mano il gioco già nel primo tempo, anche se la palla gol più clamorosa di tutto il match, prima della rete di Stankovic, è capitata sul piede di Vucinic, che da un metro e in solitudine è riuscito a calciare il pallone a lato (9’).
Un’occasione che Montella, quando giocava, avrebbe trasformato, anche con gli occhi bendati. Dopo 120’’, era stata l’Inter ad andare in gol, sull’errore congiunto di Juan e Doni, che metteva Stankovic nella condizione di segnare a porta vuota, ma Rizzoli ha annullato la rete per una leggera spinta del serbo, apparsa del tutto ininfluente. Non è stato, questo, l’unico errore di quello che dovrebbe essere il miglior arbitro italiano, visto che ha ignorato un mani in area di De Rossi (17’) e un contatto duro sempre in area di Stankovic su Taddei (32’), sbagliando anche altro.
Nessun disegno particolare, ma l’ennesima dimostrazione del modesto livello dei fischietti di casa, che non azzeccano nemmeno le decisioni più semplici, nonostante le belle parole che pronuncia ogni settimana il presidente (e designatore ombra) dell’Aia, Nicchi. La partita è stata costellata da una serie impressionante di errori, soprattutto nel primo tempo, segno della condizione imperfetta dei giocatori e della paura di sbagliare. Al contrario di Vucinic, Stankovic ha trovato uno dei suoi colpi preferiti, e ha sfruttato il miglior lavoro dei nerazzurri, che sono entrati in campo concentrati e decisi a non perdere l’occasione di arrivare in finale. Si sono viste azioni interessanti, anche se è mancata la lucidità negli ultimi venti metri, una caratteristica comune anche al secondo tempo, quando i nerazzurri si sono trovati nella condizione migliore per colpire in contropiede, ma hanno sempre sbagliato qualcosa al momento di chiudere.
Pazzini, entrato al posto di Milito nell’ultimo quarto d’ora, ha avuto la palla del 2-0 al 45’, ma la sua conclusione è stata respinta da Doni. La Roma ha sempre stentato, incapace di dare velocità al gioco per sorprendere i nerazzurri, che per una volta hanno giocato con le linee di difesa e di centrocampo vicine, soffocando qualsiasi iniziativa avversaria, sotto la guida di Lucio e Cambiasso, che hanno tenuto cucita la squadra come ai vecchi tempi. Adesso la Roma deve compiere l’impresa a San Siro per inseguire la finale che i nuovi proprietari made in Usa vogliono fortissimamente, ma l’Inter, sebbene incerottata, non vuole perdere la grande occasione.