IL TEMPO – E l’aria laggiù è sempre irrespirabile. Buttandosi via praticamente da sola tra Napoli e Catania, la Roma ha dilapidato quel tesoretto di fiducia costruito a fine 2012 ed è costretta a ritirare fuori e analizzare i problemi di sempre. Da un anno e mezzo, ormai, si torna ciclicamente allo stesso punto, alla ricerca di un colpevole per i risultati negativi della gestione americana: 23 sconfitte su 63 partite disputate in campo in un anno e mezzo.
Ovvio che le responsabilità vadano suddivise, ma dentro Trigoria cresce la convinzione che Zeman stia sbagliando diverse cose. Ieri il boemo, a margine dell’allenamento, ha parlato con Baldini e Sabatini. I dirigenti hanno cercato di capire insieme al tecnico i motivi del black out nella ripresa di Catania e gli hanno chiesto conto di alcune scelte. Una su tutte non può convincere nessuno: la nuova esclusione di De Rossi, pergiunta in una partita in cui alla squadra mancava un uomo carismatico come Totti. Zeman ha spiegato di aver bisogno di un regista puro come Tachtsidis in assenza di Pjanic, ma è davvero difficile ritenerlo un motivo sufficiente per tenere fuori il giocatore più importante del centrocampo. Al di là della diplomazia nelle interviste, la Roma vive con disagio la situazione.
«Speriamo che De Rossi sia sempre utilizzato ma le scelte dipendono dall’allenatore» ha aggiunto ieri Fenucci. Oltre alla questione spinosa di Capitan Futuro, a Zeman si imputa una gestione troppo «egoista» del gruppo: anche a Catania dopo la gara ha criticato pubblicamente i vari Lamela, Dodò e Marquinho, senza assumersi alcuna responsabilità. Se è vero che il tecnico non può far nulla per evitare i gol sbagliati a porta vuota, lo scontro frontale con i giocatori finora ha portato pochi benefici. La ribellione di Marquinho dopo il cambio al Massimino è solo l’ultima spia accesa. Da inizio stagione tanti, troppi giocatori hanno avuto un problema da risolvere col mister: De Rossi, Osvaldo, Destro, Burdisso, Castan, Lamela e Stekelenburg. Non proprio gli ultimi. Sabatini ha convocati alcuni di loro ieri nel suo ufficio. Il ds ha provato a tranquillizzare De Rossi, che non ha ovviamente gradito l’ennesimo «affronto» ma per fortuna della Roma si sta tenendo la rabbia dentro, ha cercato di stimolare Destro al motto «ora facci vedere quanto vali», ha rimproverato Marquinho e parlato poi con due elementi giudicati tra i più sani e collaborativi nel gruppo:Burdisso e Bradley.
La società chiede ai giocatori di reagire nelle prossime due partite con Fiorentina in Coppa Italia e Inter in campionato. È una settimana che può cambiare in modo definitivo certe valutazioni, anche se sarà difficile che cambi qualcosa da qui a giugno, a parte piccoli ritocchi sul mercato. Zeman finirà il campionato sulla panchina giallorossa, anche perché di sostituti credibili non ce ne sono, poi rischia di dover salutare con un anno d’anticipo. Al momento può salvarlo (forse) solo il terzo posto. Un miraggio, insomma.
I dirigenti stessi rimetteranno il loro mandato alla proprietà: Pallotta è il primo a essere deluso per i risultati dopo aver investito come nessuna società italiana ha fatto negli ultimi due anni. Baldini ha confermato il possibile addio domenica, Sabatini, che a differenza del dg ha il contratto in scadenza, è pronto ugualmente a farsi da parte. La Roma di oggi è tutta in discussione.