IL MESSAGGERO (M. FERRETTI) – Chi lo conosce bene, ma bene davvero, racconta che ha tutto, ma tutto davvero, per gestire una piazza tumultuosa come quella di Roma. Perché, per dirne un paio, è un allenatore colto e preparato; e un uomo duro e decisionista. Chi ha avuto modo, invece, di valutarlo nel suo lavoro ricorda che la forza reale della Fiorentina in testa al passato campionato (sei vittorie nelle prime sette partite) risiedeva innanzi tutto nella testa e nel cuore del suo allenatore. Resta da capire, però, come mai Paulo Sousa non sia riuscito a dare continuità a quel rendimento, anche se la squadra viola ha chiuso al quinto posto. Colpa della società, va spiegando in giro lui. «Paulo Sousa ha creato un’opera d’arte», disse Luciano Spalletti, nel marzo dello scorso anno, parlando della Fiorentina del portoghese. «Quando ero disoccupato l’ho seguita, l’ho studiata ma non ho ancora capito se dietro gioca a tre o a quattro. Forse a tre e mezzo…», il virgolettato di un affascinato Lucio. Che, guarda caso, nei mesi passati ha schierato la sua Roma proprio con la difesa a tre e mezzo.
NO CLAUSOLA – Accusato di essere un filo di troppo logorroico (esemplare, in questo senso, la caricatura che ne fanno a Quelli che il calcio), Sousa in realtà è un predicatore (sognatore?) pragmatico. E il suo vangelo può essere riassunto in queste frasi: «La mia idea, con ogni squadra, è di sviluppare una filosofia e una identità di gioco che riflettano la storia del club e quella dei suoi i tifosi, contribuendo a plasmarne il futuro. La considerazione più importante, per qualsiasi allenatore o manager nel calcio professionistico, è vincere le partite, ma dobbiamo anche divertire, rendere il gioco piacevole grazie ai ritmi elevati, praticando il pressing fino a costringere gli avversari a sbagliare. Questo è l’approccio che adottavo come giocatore e questo è l’approccio che continuerò ad avere, creando squadre che coniugano con equilibrio eleganza e aggressività».
Studiando la Roma dal vivo (per la seconda volta…) domenica passata contro la Juve, deve aver verificato se esistono i presupposti per il suo calcio. Ma, eventualmente, ci sarà tempo e modo per adeguare ed adeguarsi. Intanto, a chi gli ha chiesto un gradimento (o meno) sull’ipotesi Roma, Paulo ha replicato senza indugi: sono pronto. A fine stagione sarà libero, non ci vorranno pagamenti di clausole per ingaggiarlo. Monchi lo sa alla perfezione, e medita.