REPUBBLICA.IT (M. PINCI) – Tre partite prima del sipario sulla stagione. Prima dei centottanta minti chiave per la corsa Champions, però, tra Catania e la Samp all’Olimpico, San Siro, l’Inter e la speranza di un’impresa. Che per le ultime tre partite passi di fatto tutta la stagione della Roma è quasi lapalissiano. Ma non dite a Montella che da queste dipende anche il suo futuro.
“CON ME, ROMA DA CHAMPIONS” – Una finale da strappare in rimonta domani, una Champions da raggiungere con le unghie da qui al 22 maggio. In palio, una conferma. Forse. “Io però credo che un allenatore vada valutato sul campo”, il pensiero di Montella, sospeso, come tutta la Roma, tra il presente e le incognite future. Su cui, ne è convinto, peserà soprattutto quanto fatto fin qui: “La squadra ha una media da seconda, terza in classifica. E non credo che un punto farà perdere la bilancia in un senso o nell’altro. Tutti si aspettavano di più da questi giocatori. Forse sarò impopolare, ma da quando ci sono io hanno invertito la tendenza e il miglioramento è anche merito loro”. Montella, che in 80 giorni ha azzerato il gap di 9 punti con la Lazio del momento del suo arrivo, rigetta il paragone con la stagione scorsa, spostando l’attenzione sulle difficoltà dell’annata in corso: “Ci sono state poche attenzioni alle possibilità di questa squadra e non tutto va rapportato all’anno scorso, ma alla storia di quest’anno. Da quando ci sono io i ragazzi hanno recuperato 9 punti alla Lazio e 7 all’Udinese. E siamo a giocarci la Champions e una finale di Coppa Italia. Un senso alla stagione si può dare, anche se tutti, per l’anno scorso, ci aspettavamo di più. Ma mi va di puntualizzare la rincorsa di questa squadra”. Non parlategli però di autocelebrazione: “Non mi interessa avere crediti a livello personale. Un allenatore si valuta in tanti modi, non solo per una coppa alzata. Si può vincere anche senza alzarla, dipende da che valore si dà al lavoro di una persona”. Il messaggio è chiaro: sì a una conferma, ma solo se fatta con convinzione. Anche perché al tecnico sta pensando anche la Sampdoria: in caso di permanenza in serie A, ma anche per affidargli, eventualmente, una ricostruzione dalla serie B. Perché “per fare l’allenatore ci vuole che qualcuno ti ingaggi e di dia la possibilità di farlo. È un mestiere difficile, ma che a me piace fare”.
“MENEZ? NON PER 8 MINUTI” – I risultati non conteranno per la valutazione del tecnico, forse. Ma non può certo prescinderne la Roma per salvare una stagione disgraziata. Domani a Milano (la Roma partirà oggi in treno) la possibilità di ribaltare lo 0-1 dell’andata all’Olimpico contro l’Inter delusa di Leonardo: “Una partita difficile – non può nascondere Montella – ma abbiamo i mezzi per provarci. E lo faremo fino in fondo”. Senza gli squalificati Totti e Taddei, l’infortunato Brighi (e Mexes), sono molti i problemi di Montella: “Vucinic non si è allenato, aveva un problemino, ma a questo punto non conta avere un allenamento in più o in meno. Cassetti invece non si è allenato ieri e oggi, Rosi ha dei problemi. E poi ci mancherà molto Taddei, per la sua duttilità. Per mancanza di esterni potrei cambiare qual cosina”. In realtà, il rientro di De Rossi e Perrotta, squalificati in campionato, consentiranno di replicare il 4-2-3-1. Con Menez che, dopo la bocciatura dell’Olimpico, potrebbe tornare dall’inizio. “Per la sua storia nella Roma so che non è mai riuscito a interpretare bene quando è subentrato. Ho pensato potesse non interpretare bene quegli 8 minuti. Avessi avuto 20 25 minuti mi sarei giocato la carta Menez”. Difficile, invece, vedere lui, Vucinic e Borriello insieme dall’inizio: “Sono gli unici a disposizioni e ci sono da fare altre considerazioni la gara può durare anche 120 minuti”.
“MANCA PERSONALITÀ” – Per un risultato positivo servirà ritrovare un bene perduto: la personalità: “I numeri parlano in questo senso – ammette Montella – e i numeri non mentono. Quando le motivazioni sono maggiori interpretiamo meglio la gara, ma se non trovi le motivazioni nelle gare minori è un limite che ti porti dietro anche in classifica”. Non cerca invece alibi sul vuoto societario che, da mesi, circonda la stagione romanista: “Io lavoro con quello che ho a disposizione, e preoccuparmi non di trovare la causa dei problemi ma di cercare di risolverli”. Meglio iniziare da Milano.