La Roma è bella, creativa, l’Inter è semplicemente più forte, con più soluzioni. E guai a stuzzicarla, a metterla per lunghi tratti in difficoltà. Perché poi ti fa male e si riprende ciò che per lei è la normalità, ovvero la vittoria.
De Rossi aveva promesso di giocarsela e lo ha fatto, nonostante davanti avesse una squadra che aveva perso solo una volta in campionato, e a settembre poi. Il primo tempo è stato un piacere per gli occhi e per il cuore: la Roma brilla, i tifosi sognano. L’Inter viene ribaltata con i gol di Mancini ed El Shaarawy e la firma del vantaggio segnata da Acerbi, che aveva fatto arrabbiare tanto i giallorossi in campo quasi non la ricordavamo più. De Rossi non aveva cambiato strategia: 4-3-3, senza l’inserimento di Bove a dare sostanza al centrocampo, ma con ElSha, Lukaku e Dybala. Per poi cambiare in corsa e mettersi a specchio con l’Inter, con cinque difensori, e Angeliño a finire spesso in mezzo sulle tracce di Lautaro.
Come scrive il Messaggero, peccato per Daniele, e per la Roma, che Romelu e Paulo non si siano espressi come sanno. Ma nei primi quarantacinque minuti si è fatto bastare il gol del Faraone e la zuccata di Mancini, entrambi assistiti da Pellegrini, di nuovo tra i migliori. Non hanno retto, invece, le gambe – e la testa – dei giallorossi, che pian piano hanno perso forze, idee. Hanno cominciato a commettere qualche errore di troppo, specie in difesa. E su questo va costruito il futuro; se la Roma in un minuto pareggia il totale dei tiri effettuati in novanta minuti nell’andata a San Siro, allora vuol dire che questo è l’altro segnale che qualcosa è cambiato e che non solo sta cambiando. (…)