CORRIERE DELLA SERA – L. VALDISERRI – Nella migliore coreografia possibile, l’Espn Wide World of Sports Complex, il grande centro sportivo della Florida sogno di tutti i piccoli atleti d’America, il presidente della Roma, James Pallotta, annuncerà oggi di aver raggiunto l’accordo con il costruttore Luca Parnasi per costruire il nuovo stadio di proprietà sui terreni nella zona di Tor di Valle. Una prospettiva lunga —per la prima partita si parla della stagione 2016-2017— e costosa: uno stadio di ultima generazione, da 50 mila posti, «vale» tra i 200 e i 250 milioni di euro. Contemporaneamente il sindaco uscente Gianni Alemanno e l’a.d. giallorosso Claudio Fenucci terranno una conferenza stampa a Trigoria. Non sono pochi i dettagli da mettere a posto. I terreni di Tor di Valle sono di proprietà di Gaetano Papalia, che però ha già firmato nell’aprile scorso un contratto a termine con una società del gruppo Parnasi che prevede il trasferimento dell’area nelle mani del costruttore, alla condizione di stipulare un accordo di programma tra Parnasi e l’amministrazione comunale di Roma. Ora che la triangolazione Roma-sindaco-Parnasi è andata a buon fine, Papalia potrà trasferire l’ippodromo di Tor di Valle in un’altra zona (Pescaccio).
Dopo la Juventus, la Roma diventerà la seconda squadra di serie A con un impianto di proprietà. I numeri dicono quanto sia importante: l’Arsenal è passato dai 63,8 milioni di euro di ricavi da gare nell’ultima stagione a Highbury ai 134,6 nella prima all’Emirates Stadium (+110%), la Juventus— anche se su cifre molto minori, da 11,6 a 31,8 — ha fatto segnare un +174,1% (dati tratti da «Il calcio al tempo dello spread», editore Il Mulino). Lo sbarco della Roma negli States è quello più coreografico: Totti a casa di Topolino (naturalmente ieri sono stati fotografati insieme) fa notizia. A molti fa anche sorridere, perché il calcio è un mondo conservatore e sono in tanti i tifosi romanisti che temono la ricaduta di viaggio, jet lag e allenamenti a ranghi ridotti (Marquinho, Marquinhos e Burdisso si aggregheranno stamattina, Osvaldo pare stasera) nella trasferta del 6 gennaio a Napoli. Topolino non fa gol e Cavani sì, ma per riportare la Roma stabilmente in Champions League c’è bisogno di una sterzata economica.
Nella stagione 2002-2003 il Barcellona fatturava meno della Roma (123,4 milioni a 132,4) ma nel 2010-2011 la società catalana è salita a 450,7 e quella giallorossa è rimasta sostanzialmente ferma (143,5). Ha ragione Daniele De Rossi quando dice che «il nuovo stadio può portare i soldi per comprare giocatori più forti, che portano i punti in classifica», perché sono sempre i calciatori i protagonisti dello spettacolo. Però il risultato sul campo è determinato anche dall’alea, la gestione manageriale invece deve essere la più rigorosa e innovativa possibile. Il direttore commerciale Christoph Winterling ha stimato in circa 4 milioni i teenager americani che possono essere avvicinati da un’iniziativa come quella di Orlando. Non compreranno tutti una maglietta o un biglietto, ma restano un mercato da esplorare. Come ha detto il d.g. Franco Baldini: «Facciamo quello che ci consente di crescere: vogliamo fare un percorso per rendere questa società competitiva, in Italia e in Europa. La priorità è quella di viaggiare tutti insieme: staff tecnico e dirigenza. Cerchiamo di minimizzare i danni e massimizzare i benefici». A Napoli si può rischiare di perdere, ma la vera sconfitta sarebbe non far crescere il marchio. I tifosi sono pronti?