CORRIERE DELLO SPORT – P. TORRI – Fumata nera. Sarà pure banale, ma ci sembra l’immagine giusta, con tutto il rispetto, dopo che ieri, in serata, un comunicato born in the Usa, ha ufficializzato l’addio definitivo al sempre più misterioso sceicco Adnan Adel Aref Qaddumi Al Shtewi. Che, pure, qualche solida credibilità doveva averla mostrata, visto che, come da comunicato della Roma, si era arrivati alla firma di un accordo preliminare che sembrava la premessa per ricchi cotillons. Invece i cammelli che dovevano arrivare non si sono visti, non è stata concessa nessuna proroga (peraltro richiesta), addio e nessun grazie.
E’ come se si fosse stati su Scherzi a parte, con un comunicato che ha azzerato tutto, dopo che il precedente aveva confermato, pure nei dettagli, l’esistenza di un arabo intenzionato a entrare nella società giallorossa, acquistando una parte (minoritaria) delle azioni in mano al consorzio americano. E’ stata una doccia gelata su tutto l’ambiente giallorosso che, appena ventiquattro ore prima, aveva festeggiato come una vittoria di grande prestigio l’accordo decennale con la Nike. Del resto in queste settimane trascorse tra l’annuncio e l’addio, tutti gli approfondimenti e gli indizi avevano evidenziato dubbi e anomalie che non portavano certo a essere ottimisti sulla buona riuscita dell’affare.
Ci sta, nel mondo degli affari, che si parta con un brindisi e si finisca senza stappare nessuna bottiglia. Quello che non ci sta è come mai un imprenditore come James Pallotta che da sempre lavora con i cammelli sia potuto incappare in una vicenda dai contorni tuttora misteriosi. Eppure è accaduto per un deja vu che da queste parti nessuno avrebbe voluto rivivere, con lo sceicco (e pure lui dovrà qualche spiegazione, se non altro a Consob e Procura) che da queste parti sarà ricordato come un Fioranelli bis. Magari ci sono spiegazioni che potrebbero farci capire, anzi che soprattutto potrebbero far capire ai tifosi giallorossi. Ecco, ora, dopo questa delusione, perché inutile girarci intorno di delusione si tratta, c’è la necessità che la società faccia chiarezza su una vicenda che la proprietà americana avrebbe preferito non venisse mai data alle stampe. (…)